Volontà - anno XIV- n.5 - maggio1961

ti ad ammettere che t.alvolta il ti– rannicidio può essere ristabilimen– to del vero ordine, e che in <ruanto tale possa essere uLile, dobbiamo riflettere che spesso certi mezzi che ristabiliscono l'ordine son mezzi si.t– fatti, che nel ristabilirlo vi introdu– cono il germe di nuovo disordine». Questo è un fatto che può benissi– mo verificarsi nel gio<:osubdolo del– le lotte politiche, ma che non giu– stifica affatto che il tiranno debba con1inu11rc a vivere tranquillamente commettendo malvagiti', di ogni ge– nere; e se tale fallo si dovesse ri– petere nella persona d.i un degno successore del tiranno soppresso, non c'è che da ri1>ctere l'esperimen• 10 ... La società uon si arroga forse il dirillo d'impiccare o di ghigliot– tinare un disgraziato, che per quan. 10 efferato possa essere stato il suo delitto è sempre ben lontano dallo avere pareggiato con pili di qua). che campione di pazzia al potere? Pcrchè un dittatore senza pietit do– vrebbe avere una simile immunità iu nome di unu pretesa morale, e d'altronde campata su princi1>i trop– po dogmatici e che ignorano del tulio le profonde ragioni del senti– mento che talvolta si pongono ve• ramcnte nl" dj soprn delle stesse leggi? Se queste esigono che nessu– no debba commettere delitti, perchè f:i deve invece assistere, 1>assivamen– te, a quelli che talvolta commette l'uomo politico? Quando - come succede quasi sempre - le contingenze politico-so• ciali 110110 tali da impedire qualsiasi inten•cnlo risanatore da 1>artcdi tut– te le forze di cui potrebbe disporre la società. cosa si de,•e fare? Il gesto indi,•iduale non 11010 pone termine ad una sorgente di malvagità, ma è pure 306 una profonda lezione 1>cr la indi(. fercnza e la deleteria passività del. le moltitudini sottomesse n simili campioni della razza umana. Sappiamo bene che la legge non 1>ermettc che uno si faccia giustizia da sè; e tale inibizione è una del. le fondamenta indispensabili ad ogni vivere sociale. Le ragioni soQo ovvie; e il (auo che le leggi penali talvolta sono i.ncongrncnti (come il tipico esempio di <Jtrnlche tempo fa: di quel povero giovane che è &lato condannato a 14 mesi di car• cere fler il furto di sei mandarini ...) o fncili ad errare in vari sensi, que• sto non giustifica che il singolo in– dividuo debba avere mano libera per far giustizia a modo suo circa i torti ricevuti o per liberarsi da par• ticolari risenlimenti persona1i. Ma è sufficiente una riflessione, anche pnrticolarmenle non troppo profon. da, per comprendere che il tiranni• cidio - quando vernme.nte liberA da un particolare disonore la civil. tà di un 1>opolo- èsulu dal senso e dal significato che può avere un delitto comune. L'uomo poli1ico che go,•ema in modo irragionevole e malvagio, è grandemente pili colpevole del CO• muue delinquente; anche se dentro il proprio animo - da buon Mefi– s1ofole del 1>otere - 1mò seiuprè ncquctare In propria coscienza sus• surrnndo a sé stesso: se i miei sud• diti non si ribellano è naturale che io continui ad avvolgerli cou i miei malefici e con la diabolica suggestio– ne dei 1uici ineantesimi ... Comunque, mentre il comune de– linquente è piì1 o meno consapevole ch'egli taglia definiti"amente i pon– ti con la società, mettendo in gio-

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