Volontà - anno XIV- n.3 - marzo 1961

derln inaclntta al compito che de– ve svolgere, ma sono i suoi program– mi scolasti.ci arretrati, i principi au– toritari e confessionali cui si ispira, la coercizione esercitata non soltan– to sugli scolari mn sugli insegnanti stessi che debbono sottostare alle ve– dute particolari di funzionari dipen– denti dallo S1nto e personificati dai pro,·vcditori. Si sta persino perden– do il concetto, oggi, di scuola laica. La battaglia per la scuola che laici e partiti di sinistra conducono è per la difosa della scuola di Stato, men– tre è necessario bnttcrsi per la scuo– la laica, la scuola del dialogo, del confronto delle idee, della libcrtù tanto deH'educando quanto dclJ'edu– catorc; bisogna battersi per la scuo– la di tutti, in modo che sia permesso a chi ha capacità ed intelligenza di accedere ai gradi più elevati dell'i– stnizione, bisogna rinnovare la scuo– la, fare entrare in essa la democra– zia. ( E bisogna tener d'occhio anche la scuola della grande industria che, finanziata dagli industriali, ha lo scopo di preparare tecnici c dirigen– ti d'azienda asserviti agli interessi del padronato),. Un altro campo dove il fascismo impera è quello dell'amministrazio– ne pubblica, della burocrazia, del– l'amministrazione della giusti7.ia, do– ve troviamo corruzione, arbitrio, il– legalità. E troviamo operanti le nor– me e le leggi del passato regime che sono state incluse nel nuovo codice, mentre la Costituzione, che contie– ne principi e affermazioni democra– tici, rimane lettera morta. Lungo è l'atto di acèusa di questi giovani contro le strutture autorita– rie del nostro paese, contro lo stra– potere del monopolio economico e politico, contro l'asservimento cui 158 sono costretti i Juoratori nella fab– brica, i ragazzi e gli studenti nella scuola, i cittadini di fronte alla is1i– t11zioue, ma ognuno sa che tale «con– dizione», cui tutti siamo più o meno ridolli, è una dolorosa realtà. Ognu– no di noi avrebbe potuto arricchire di testimonianze proprie il lungo al• lo di accusa di questi giovani. C'è qualchecosa di nuovo e di ri– volu::.ionario nelle istanze espresse da quesri giovani? Difesa della di• g:nità dell'uomo; uomo misura delle cose; possibilità di scelt.a; di respon– sabilità nel compito che ognuno svol– ge; necessità, quindi, di mettere fine alla condizione di « alienato >)• del lavoratore, dello scolaro, dell'inse• gnante e del cittadino; soppressione del privilegio di <1ualsiasi natura; necessità di una classe dirigente mo– derna, capace di democratizzare le is1ituzioni e la società. E' difficile in materia politica e sociale dire qualchecosa di nuovo, che non sia stato detto e riaffermato ormai un'infinità di volte. Ma, an– che se questi giovani hanno esposte idee e problemi già pensati e discus– si in seno all'antifascismo di ieri, il fatto che li presentassero come esi– genze nuove, significava che vi era– no arrivati attraverso una loro ela– borazione e meditazione e che li ave– vano fatti propri. Ferruccio Parri ( la generazione degli anziani era rappresentata ol– tre che da Parri, da Lelio Basso, Vittorio Foa, Mario Alicata, e non ha fatto sentire il peso della sua esperienza e dell'autorità che ha nel mondo della politica o nel paese), ha cercato di aiutare i giol'ani a ve-

RkJQdWJsaXNoZXIy