Volontà - anno XIV- n.3 - marzo 1961

zione e della gestione diretta con l'estensione del movimento a tutte le categorie e 11 tutta ltnlia, L'agi– tazione rimane per volontà dei pon• tefici confederali circoscritta ad una questione economica di controllo e quindi bloccata sui binari della le– galità. Non essendoci stata la rivoluzione, ci furono la reazione e il fascismo. Non poteva prodursi altro fenome– no in un corpo malato come <p1ello italiano dove il proletariato ave"a subito tante delusioni. Ciononostan– te si ebbero i mo,,imenti insurrezio– nali del dopo guerra, con le som– mosse del luglio 1920 contro il ca– rovita e con l'occupazione delle fab– bricl1c nel settembre dello stesso an– no. Il proletariato industriale e agri• colo seppe resistere in modo co• raggioso alla bieca reazione di Sta– to e alle selvagge aggressioni dei ne– rocamiciati: ci furono gli episodi da tragedia greca di Empoli, di Sar– zana, di Sestri Ponente, di Parma, ove i rivoluzionari contesero palmo a palmo il suolo delle loro città alle orde di Dino Ferrone Compagni e di Italo Balbo, mentre nelle Puglie e in Sicilia i contadini occuparono le terre e tagliarono i garretti al be– stiame. Ma. se noi continuassimo nell'e– sporre i fatti c le situazioni prodot• tesi durante il ventennio fascista e facessimo un raffronto tra la tattica a,•entiniana dei riformisti dopo l'as– sassinio di Matteotti, e quella rÌ\'O• luzionaria degli attentati al duce, delle azioni partigiane e resistenti contro le proprietà e gli uomini del nazifascismo, dcll'lm1)ero e del ca– pitale, i sabotaggi e gli scioperi, fmtto di nuove cospirazioni, do– vremmo Iare lo stesso ragionamento con cui abbiamo iniziato e condot– to questo discorso. E se analizzassi– mo la posizione dei partiti legali– tari e delJe organizzazioni sindacali ch'essi hanno accaparrate nei sedici anni che seguono la liberazione, noi ritroviamo sul banco degli accusati gli stessi metodi, fattisi pili grandi e più forti con la pratica ormai tran– quilla delle posizioni di partito, cli parlamento e di governo, ostacolan– ti sempre ogni fremito di rivolta e impulso di sol.idarietà prorompente da un capo all'altro d'Italia ora in occasione dell'attentato a Togliatti, ora per gli eccidi che hanno insan– guinato l'albo d'oro dei caduti per la causa dei lavoratori, ora p,crchè insorge Geno\'a, Roma, Reggio E. milia, Palermo che non vogliono più saperne di fascismi reali o ca– muffati. Occorre ridare alle minoranze di sinistra la fede nella rivoluzione, ai sindacati l'autonomia dai partiti po– litici, alle agituzioni lo svolgimento naturale, liberando il sindacato da ogni tutela del vertice; occorre lo• gliere al dirigente sindacale la facol– tà di essere contemporaneamente il parlamentare del partito e al partito politico di avanzare pretese sulla condotta della organizzazione sinda– cale. Allora potremo riesaminare il problema, far riprendere al siuda– cnto la posizione di classe che ave– ,,a nel secolo scorso e al principio del "900, 1>ortare riassetto all'econo• mia del paese pcrchè tutti gli ita– liani, nessuno escluso, possano se– dersi al banchetto della "ila serven• dosi quando occorra della piazza, come hanno tentato di fare a Ge– nova nel giugno 1960. UMBERTO 1\faRZOCCHI 155

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