Volontà - anno XIV- n.3 - marzo 1961

Come fu 1>ossibile che il fascismo camionista non sollevasse le proteste delle clas.si medie? Queste classi erano irritate dalla ostili là delle muse operaie vci-30lui– lo quanlo upe&SC di borghese e mi– litare. Gli in!uhi alle 1ignore, le mi– nacce contro gli studenti, la caccia agli uHiciali - tulta <1uc1taostilità della blusa verso il cappello piuma– to, il collello inamidato, e la divisa uHicialesca creò grandi malcontenti, che si fecero scm1>repili vivaci colla esasperante orgia degli scioperi nei sen•izi pubblici, scioperi iudis1>cnsa– bili in molli casi, ma in molli 1pro– porzion1t1i 11ll'oggct10 e più dnnnosi dei primi pcrchè 111 rngionc di essi non era cvidenle. Intcressanle a questo riguardo è l'opinione cspreua da un anarchico di riconosciuta capaci1à, Luigi Fab– bri, nel suo libro La Corttrorivolu– :ionc prcve11tii,a, sul <1uesito ite gli operai dei sen'Ì:r,i pubblici abbiano diritto allo sciopero: • dal punto di vista dell'interesse di cla&SC e dell'in– teresse rivoluzionario, poichè 11i de– \'e procurare di raccogliere sul pro– prio sfono il maggior numero di conACnsicd il minor numero di osti– lità - gli operai 5lcssi dovrebbero porre un limite alrimpicgo di que– sta arma a doppio taglio, el6eacissi– ma in dali momenti e circostanze, ma per la sua natura lcndcnle ad aumentare veno chi l'adopera la contrarietà del 1>ubblico ed a limi– tare J'adcsione al movimento, non soltanto nelle elusi dirigenti, ma in tutti». Furono i ca1>i, socialisti e sinda– calisli, che lasciarono (are, quando non se ne (accvano i promolori, que• sti scioperi generali per difendere piccoli interessi di categoria e pei (atti più insignilìcanti. I comizi, sempre più numerosi ma sempre più inconcludenti, esaspera– vano. obhJjgandola ad un lavoro mol– to grnoso ed al conlinuo cd aspro contallo con una folla ostile. la for– za pubblica che era anche i..-ritata dalla sistematica e forse esagerala campagna a base di articoli ostili e di vignette ingiuriose dei giornali di sinistra. I capi, molto gentili nc11e antica– mere delle questure e negli uHici prc!euizi, non tralasciarono di inci– tare il popolo contro le guardie re– gie, in maggiornmrn disgrazinli pri– ,,j di lavoro del dopo guerra, inca– paci di rendersi conto delle loro fun– zioni e lontani daJlo s1>iri10e dalla vita dell'Italia settentrionale e ccn• trale. Questo errore di tattica spiega mohi degli seonlri Ira dimostranti e forza pubblica ( 140 dei quali con esito letale e con 320 morti dalla parte degli operai) che dall'aprile del 1919 al setlcmbre del 1920 in– fiammarono le masse di momenlancc indignazjooi. intem,ificando il mal– contento delJe cla.ss.imedie e lutian– do le masse in alato di disgu.slo e di stanchezza. Il fascismo incominciò ad incu– nearsi neUe masse. I 1>rimiad accor– rere ad inquadrani nei sindacati (a. scisti furono quei lavoratori che era– no stati sempre pronti ad andare do– ve vedevano la scodella pili grande. Poi quelli che, isolati nelle locaJità mancanti di grande sviluppo di vita 01>craia, dovettero scegliere Ira la disoccupazione e In entrata nei sin• dacati fascisti. Poi Curono le adesioni in massa nelle zone in cui i mezzi coercitivi, dalle J>ercosse all'incen-

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