Volontà - anno XIV- n.3 - marzo 1961

Lasciarono che la miope ira e )a misera a,•idità ciel popolaccio casti– gasse i negozianti, la cui maggioran– za ,•iveva dei guadagni di un picco– lo negozio. I grandi magazzini go– de11ero del privilegio di essere di– fesi dalla forza pubblica. I capi non sep1>ero affrontare l'inq>eto saccheg– giatore, segnalando un campo piÌI vaslo di azione. Si limilarono a co– prire coi veli 1>0licromi della reto– rica demagogica i salami e le ba– sche del festino popolare, adattan– dosi a (ar servire dai magazzini le camere del lavoro c facendosi por– tatori delle tende dei più astuti pa• droni. Le conseguenze· forono: che una parte delle masse 01>eraie ere• delle che Ja rivoluzione non fosse ahro che un saccheggio su più va– sta scala; che i grandi negozianti pcn.-=arono al cus1igo t'd i piccoli, 1rovnndo ingiusto che la gente a– sportasse la mercamda dalle loro piccole bo11eghc, mentre lasciava indisturbata la grossa canaglia, ri– masero disgus1a1i di quel bolscevismo che nella loro em1>irica coscienza di piccoli borghesi equivaleva nel un nuo"o saccl1eggio. La stanchezza popolare era vici– na. Il con1ra1tacco borghese si stava preparando. I capi socialisti non vi– dero nulla. Come nel movimento del– la carestia dei viveri non vollero far nulla per non pregiudicare lo scio– pero generale del 20-21 luglio, cosi alla fine di giugno del 1920 allo scoppio della insurrezione militare e operaia di Ancona respinsero l'idea di un movimcnlo repubblicano per• chè al'rebbe condollo ad una mode– rala rc1>11bbliéasocialdemocratiea e non alla dittatura comunista, sogna– la sui piani e sui programmi mo– scoviti. Durante l'occupazione delle (ab– briche, in agosto-settembre 1920, la crisi ril'oluzionaria pan•e evideute nell'ambiguità dei capi e nella man– canza di preparazione delle masse. In quei giorni ebbi occasione di se– guire de visu l'occupazione delle fab– briche in vari centri industriali del– la Toscana e dell'Emilia. Notni che lo spirito degli operai era molto di– verso neJJc varie citlà e perfino nei vari quartieri di una medesima cit- 1à. Jn alcune all'entusiasmo del J>ri– mo momento era succeduta una sen– sazione di stanchezza e di incertc7,.. za. In altre persisteva l'entusiasmo, ma i mezzi di difesa e gli elementi tecnici non corrisponde"ano alla buona volonlà. In tulle le maestran– ze con cui ebbi contatlo notai l'c– <1ui"oco di ,·oler rare la rivoluzione e di aspettare la 6ne dei negoziati Ira D'Aragona, Buozzi e gl.i indu– striali per il tramite ciel governo. La massa, svanito l'entusiasmo col– Jc11i,10delle prime giornate di occu– pazione, era così divisa: quelli che 1>ensa,•ano: - Restiamo! La rivolu– zione comincia. E' necessario osare, sacrificarsi - e ,,ucsti erano pochi; ,,uelli che gridavano: - Ora siamo noi i padroni. Comandiamo noi - ma non vedevano ciò che v'era da (are e ,;on si domandavano fin dol'e poteva arril'are la loro volontà, cd erano moltissimi; quelli che penso• ,·ano: - Che Dio ce la mandi buo– na! - ed erano molti. Quando nell'ollobrc del 1920, I\Jn– latesta, Borghi ed altri esponenti anarchici ed organizzatori sindaca– listi furono arrestati, alcuni scioperi dimostrativi furono la sporadica ri– sposta alla sfida go, 1crnatin. La rea– zione comincian a trovare la strada libera. )4j

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