Volontà - anno XIV- n.2 - febbraio 1961

del 1861. Ma la .ma ascesa 110n è merito dello Stato ,witario, dei 5over• nanti che via via lo hanno retto, e/elfo classe dirise11te o degli uomini clie lianno domi11ato lt, scena politica cli questo lungo periodo della 1105/ra storia. La sua ,ucesa è merito del lavoro di tulli - dei fovorntori ciel braccio e del cervello -; del progresso scienti/ico-tec11ico•mecca11ico che ha migliorate le co11dizioni di vita i11ge11erale, della maggiore dilfusione del sapere, delle facilità di con1,w1icazioni per cui spesso ci siamo trovali a contatto con. paesi <li cultura, di esperienze diverse e molte volte pill progrediti del 11oslro. La storia ciel progresso ciel t/Oslro poese 11011 pMsa da Roma, in <11w11to capitale del nnovo Stato writario, e sede del go– verno, ma tra i campi, le olfici11e, le fabbriche, le scuole, ovunque vi è staio operosità, fervore di $/udio, di pensiero e di lolla. Molto spesso è storia contro Roma, i suoi governanti, i suoi politici, i sui grandi ,,reti. Per 16 an11i le sorti dello Stato U11itario furono 11elle ma11i di una Destra miope, conservatrice, insensibile ai problemi sociali, preoccuvata esclusivamente ,li non. perdere le sue prerogative e di proteggere i 1>rivi• legi della classe che rnpprese1111w,1.E non molto diverslJ fu I,, Si11i!lra che le succedei/e 11el 1876 perchè 111w1cò di ,mtfoci,,, di capacità di for– mulare programmi i11novatori e di accogliere le ,upira:io11i. delle gra11cli mane e/re /acev,1110 fo loro a11pori:io11enella storia. ia l'una che l'altra vollero mµ11te11erelo statu <1uo 1 met1tre .sarebbe .stato 11ece.s.sario lras/or• mare radicalmente le strutture sociali ecl econo111icl1edella nuova llalia. Co.sì questa rimaneva press'a poco quella che era stata prima dell'uni/i• ca:ione. Anche i partiti di si,1istrt1 che si cost.ituirono vi'a via non sep11eru itiserirsi nella re<1ltàdi allora come sarebbe stato 11ece.s.s11rio per 11deg,wrln alle 11ece.ssitàe alle aspira:io11i del popolo. Poco diversi furono i rnssegue111i governi liberali dei quali il pi,ì illustre esempio fu quello molto lungo cli Giolitti, il ministro della nrnla• vita. come ebbe a tle/inirlo C. Salvemini, clre f,i uno dei 11wggiori re~pon• sabili dell.'11vcento cli Mussolini al poi.ere. Ci pare, <Juindi, giu.sto clte al.cuni storici d'oggi vedat10 nel fascismo, che tenne scltiav,, per ve11t'anni l'Italia, non lo scop11io tli una malattia improv,•isa su un organismo sano, ma la matura:ione tli muli antichi, di tare ereditarie clie i governanti e la cfosse dirigente non riuscirono ad eliminare. Nel 1861 caclo110le /ro11tiere geografiche e politiche che per .secoli avevano tenuta divisa l'Italia, ma rimangono in piedi altre solide /ron• tiere: tra borghe.sia semi/eudale e ,,opolo, tra padroni e servi, tra Nord e Sud. Lo Stato unitario è incap11ce cli rimuovere le frontiere .sociali ed economiche, di vincere la sordità morale dei grandi vroprietari, di /re• nare l'avidità di guadagno dei nuovi it1d11striali, di spezzare quell.a coa• li:io11e che subito si è formata trll proprietari /ondiori ciel Sud e proprie• tari dell'industria del Nord, accorsi, questi ultimi, nel Me::ogiorno con animo cli coloni::alori. Come potevano sentirsi parte e/ella stcs:m "patria" l'alfamato bracciante delle campagne del Sud e di altre parti d'Italia, lo 66

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