Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960

rità, « anzichè dei compagni che fanno per tutti un determinato lavoro, il pubblico amerebbe sempre piuuosto subire la loro autorità che vjag– giare a piedi ... ». Ma Engels prosegue la sua rc<1uisitoria 1 così scrivendo: « Perchè gli anti-autoritari ,wu, si limitano a gridare contro l'antorità politica, lo Stato? Tutti i socialisti son d'accordo in ciò ... ». No! No! Non è esatta l'affer– mazione. L'autorità combattuta dagli enti-autoritari è appunto quella poli– tica, cioè quella proveniente da organismi soni per mantenere determi1iati privilegi e che, per reggersi, necessariamente debbono poggiarsi sull'auto– ritarismo: lo Stato, pili particolarmente, ne è la più qualificata e vili con– sistente espressione. E cod'esto autoritarismo non è davvero necessario alla organizzazione sociale. Sulla base di questa convi1izione, essere cioè l'autorità non neces– saria alla collettività umana, sorse appunto il nucleo degli anti-autoritari iu seno all'Internazionale e da esso, successivamente, il filone autentico di socialismo anarchico la cui qualificazione è la prova evidente e pro– vata della avversione e lotta contro la massima autorità: lo Stato. Nè d'altra parte si poteva ( ed, ancor oggi, si potrebbe) sostenere eh~ tntti i socialisti erano d'accordo nel concretare e predisporre mezzi di lotta efficaci, oltre che uni,•oci, diretti ad' ottenere l'abbattimento dello Stato, miranti cioè a far verificare il momento in cui « le funzioni pub– bliche perderanno il loro carattere politico e si cangeranno in semplici funzioni amministrative, ,,eglianti ai veri interessi sociali ». La citata lettera del Cafiero (12 Giugno 1872) lascia appunto travedere l'inizio di un contrasto che di metodologico ha soltanto la forma nella quale il contrasto stesso viene posto, mentre in effetti tratta,•asi di un dissidio ideloogico, di pii1 grande portata. Cafiero già indicava nella Chie– sa e nello Stato le « più potenti estrinsecazioni » dell'autorità e sosteneva che la conqnista del potere politico propugnata dal ramo autoritario in seno all'Internazionale era «l'abisso» che separava le due concezioni, così come sottolineava « l'inganno» di un tatticismo che avrebbe distrutto l'autentico socialismo; tanto che f.tniva col concludere: « Ma, a parte la celia, io stimo veramente che, accettando il vostro programma, non avrei potuto far niente di meglio, che farmi strada sino al parlamento del re– gno d'Italia, come avvocato del proletariato ... >>. E l'Engels continua imperterrito: «Magli anti-autoritari domarrdano che lo Stato politico auioritario sia abolito d'un tratto, prima ancora che si abbiano [siano] distrutte le condizioni sociali che l'hanno fatto na– scere. Eglino domandano che il primo atto della rivoluzione sociale sia l'aboli::ione dell'autorità. Non lw,uao mai veduto una rivolu.::.ione <1uesti signori? ... ». E' appunto questo incauto ... passaggio logico che svela il vizio di una costruzione claudicante. Non ci si accorge davvero come dietro queste semplici parole siano schierate tutte le infecondità rivoluzionarie, tutti i 2 Da L'Agitaz-ione di Ancona <lei 4-6-1897, n. 13. 654

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