Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960

tentennamenti pericolosi, tutti quei tatticismi deleteri che non han fatto muovere di un sol passo la umanità verso il socialismo? Il primo atto - sia pure autoritario - è l'abolizione dell'autorità politica, l'abolizione cioè degli organismi, enti, persone giuridiche che incarnano comunque il principio autentico di autorità; perchè aspettare la distruzione delle condizioni sociali (che han fatto nascere appunto la autorità), costituendo, in attesa che questo ultimo evento si verifichi, uno Stato forte che provveda all'educazione del popolo, alla abolizione del privilegio personale, che gradualmente trapassi da Stato politico a Stato economico centralizzato ed unitario, è un metodo palesemente errato; la creazione cli questo nuovo Stato non conduce alla abolizione dell'auto– rità, la quale, magari mutando aggettivazione, non muterà la sostan– za delle cose, con la conseguenza evidente che tutti i malanni, insiti nella sua natura autorituria, saranno sempre presenti nella estrinsecazio– ne. A non discutere della gradualità, che, quale puro tatticismo, Ia sca. dere nel compromesso, nella deviazione, nell'errore, nella diseducazione la carica rivoluzionaria della collettività. La conferenza di Rimini - 4-6 Agosto 1872 - nella risoluzione del 6 Agosto sanzionerà l'inaccettabilità di codesto tatticismo, restituendo al– l'origine la pratica socialista autentica, in contrasto con la corrente auto– ritaria facieote capo a Marx. E, come ogni salmo che finisce in gloria, anche lo scritto di Engels ha il suo: quasi avesse dimostrato la ineluttabilità dell'autorità, pone l'aut-aut: o gli antiautoritari non sanno di sbagliare e quindi seminano Ja confusione, oppure lo sanno e tradiscono il movimento operaio. « Nel• l'uno e nell'altro caso essi servono la reazione». Quanto osare, però! Dilemma biforcuto che non sta, malgrado le ... corna, nè in terra nè in cielo! E' il sistema cli polemizzare di Marx reso morbido (perchè non giunge a1l'ironia grossolana) da Engels, ed usato quando non si riesce - su un piano logico e concreto - ad offrire argo– mentazioni valide. Potremmo - a distanza di tempo - fare il processo a quelle eteree affermazioni sulla scorta delle esperienze sino ad oggi acquisite, dimo– strando, per alligata et probata, la infondatezza delle tesi autoritarie, ter• minate in vere e proprie dittature, ma non vogliamo insistere con argo– mentazioni a posteriori. Ci basterà soltanto rilevare che se di confusione si deve parlare (confusione nel campo operaio), questa è stata cli prove• nienza autoritaria (Marx-Engcls). Gli antiautoritari hanno sempre lottato per riportare alle autentiche origini rivoluzionarie il movimento operaio criticando quei tanti tatticismi rovinosamente autoritari con i quali Marx ed Engels hanno imbrigliato le sane aspirazioni libertarie non solo della organizzazione operaia, ma d'ell'umanità. Gli antiautoritari erano (e sono) convinti che non hauno servito la reazione: l'accusa si ritorce inequivo– cabilmente sulla schiera degli autoritari che hanno davvero aiutato la reazione a sopravvivere. GIUSEPPE ROSE 655

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