Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960

vemo; ma la plebe, la più nume– rosa fra' le classi odiava un gover– no che l'opprimeva. Aveva poco da sperare dal governo ». Ne « L'Osservatore» del 19 otto• brc 1860: « Nel 1838 e nel 1841 Fer– dinando pubblicava leggi salutari per lo svincolamento della proprie– là e l'incoraggiamento della indu– stria agricola in Sicilia, ordinando la prescrizione di tutti i residuali di– ritti angarici baronali. Ma dal 1843 al 1860 la ripartizione degli assegni fatti ai comuni delle terre svinco– late, che doveva essere fatta tra i singoli per censuazione, non si è per nulla eseguita, ed è a rà'gion vedu– ta che gli agricoltori frustrati nelle loro speranze da tanto ternpo conce– pite, si sono abbandonati in Bianca– villa, in Montemaggiore ed altrove agli eccessi contro le persone che credevano autori di tutte le mene perchè non fossero mai arrivati al punto di godere dei benefici di quel– le leggi salutari. Dolorosamente è vero, la borghesia dei piccoli comu– ni è stata sempre prepotente verso i poveri agricoltori cd i suoi indi– vidui avvicendando 1•occu1rnzionc delle cariche amministrative muni– cipali, hanno protetto se stessi ne– gli usurpatori dei demani comuna– li, hanno con i mezzi corrultori comprato il favore degli Intendenti ·c. Sottointcndenti, per ritardare le operazioni di riJ>artizione )>. E quando !!Ì addivenne finalmen– te alla lottizzazione dei beni comu– nali, la distribuzione di ,un pezzo .di terra nuda, senza capitali nè scorte, cadde J>raticamenlc nel nul– la ed alcuni anni dopo i piccoli pro– prietari cruoo· nelle mani degli spe– culatori che, attraverso contralti ve– ri e simulati, acquistftvano i lolti 628 per un decimo e meno del valore, formando così delle grandi proprie– tà private. La questione agraria lungi dallo essere risolta diveniva più acuta che mai. Alle sommosse - solo in par– te di ispirazione borbonica - del settembre 1860 nel continente me– ridionale (Ariano, Sora, Avezzano, Isernia, Venosa, Auletta e dieciue di altri villaggi), fecero eco, da un anno all'altro, le rivolte conta– dine io Calabria, nel Beneventano nel Gargano, in Basilicata; ed ogni volto accanio alle armi e' era la zappa con la quale si dissodavano e si coltivavano, senza tardare, i ter– reni tolti ugli usurpatori. E la rivolta riprese anche in Si• cilia dal 1861 al 1866, dalle Ma– donie a Palermo, rivolta (galvaniz– zata dalla coscrizione obbligatoria) che fu sedata solo con l'intervento dei 120.000 soldati ciel generale Ga. vone (2.500 morti e 2.800 « ribelli » condarmati). Il brigantaggio risorgeva un 1>ò dovunque perchè, fin dai tempi del Murnt, si era preCerita la represSio– ne ad una riforma agraria che non fos::e solo una canzonatura per i con– !ndini poveri, pcrchè concepita ed :1ttuata ad esclusivo vantaggio dei p-ià ricchi proprietari. La stessa triste storia si ri1>etè"ncl 1893-1894 quando - il Crispi aven– do preso il posto del Bixio - le agilazioni dei «Fasci>) di diecine di comuni siciliani - che avevano v~ftlo nel frallcmpo l'iuchicsta del Sonnino sulle condizioni dei conta– dini - contro gli uomini del passa• to regime, contro gli usurai, i gu. hellotti, i legulei, contro la grassa b,,rghesia di Bronte - come sem– pre in prima fila, di Biancavilla,

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