Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960

beni e delle loro persone. Rivolle per la divisione dei beni si hanno, &emprc nel giugno, a Pednra, Tre– castngne, San Filippo d'Argirò e Castiglione in provincia di Catania. A Montalbano (Messina) il 25 lu– g,lio un gruppo di rivoltosi incendia Ja casa deJl'nrcipre1e e dà alle fiam– me lulli i documc.nli ed i libri del– la chiesa parrocchiale. Le vere e proprie insurrezioni a– grarie scoppiano però nell'agosto e pCl' primo nel comune di Brontc (Catan;a). Bronte possedeva (fin dal 1941) un demanio comunale i cui redditi servivano pure al mantenimento di uu ospedale palermitano. Nel 1799 i Borboni formavano con le terre di Ilronte un ducato in favore della famiglia dell'inglese Nelson. Gli usi civici vengono poco a poco sof– focati e le leggi antifeudali e sulla divisione dei beni comunali delle decadi succ:cssi, 1 e non avranno mai Ja forza di salire sulle ricche falde dell'Etna. Bronte era la patria del filosofo Nicolò Spcdalicri (17•10-1795);I qua– ]c aveva scritto che « la felicità era un diritto che l'uomo poteva assi– curarsi facendo rifiorire il senti– mento cristiano >>- Da queste ele– mcn tari teorie prese piede un fer– mento popolare che fu alla base delle rivolte brontinne del 1820 e del 1848 (la prima inizialmente vit– toriosa d'el generale Costa, forte per- 1anto <li 3.000 soldati e 4 cannoni; In seconda subito sconfitta; in en– trambi la repressione avc\'a riempi– te. •'le prigioni). <:on l'arrivo di Garibaldi il popo– lv di. Bronte reclama la caduta non 622 svio dc.i Borboni, ma anche del Du– ca e dei suoi privilegi,.. e la divisio– ne d""llc terre usurpate. Garibaldi ltVl..'Va ben promesso, un lotto di te:rn•no comunale ai Siciliani che a– \C!-SCro preso le armi contro la ti– r:iimia borbonica, precisando che se i comuni non avevano terra sulTi– cir·nle potevano domandare la dif– forcnza al demanio regio (solo se la lcrr11 fosse abbondante essa poteva css,!rc distribuita anche ai non-com– bnllC'nti per sorteggio). Solamente, a1whc il 1rnrtito ducalista di Brontc cm, politicamente, dalla parte di Garibaldi, e ciò obbligava a divi– der(' il paese non pil1 sul piano po– li1 ico ma - e sarà questa la tesi ddla difesa - su quello sociale. Tutta o quasi la classe agiata era pn il duca; il segretario del duca crn urn.: dei dirigeuti della cospira– zione liberale e le riunioni del cÒ– mjtnlo rivoluzionario si tenevano in caiza sua. E' 1·erto che, insieme al desiderio di SC'Uotere il pesante giogo feuda– le, nei: mancarono nella rivolta di lironte e dei paesi vicini delle in– ik('nzc. di interessi e rivalità private e di odi e vendette personali. - « La politica divenne il pretesto •prin<'1pale della guerra. di classe » - sl':rive Jo Smith. E' così che i ducalisti denuncia– vano come borbonico al governatore Ji Catl.'.nia il capo dell'opposizione avvo('ato Lombardo, mentre questi era in rersonale corrispondenza co.u GariLaldi e stimolava l'entusiasmo del popolo. Il 17 giugno fo d'ccisa l'esclusio– ne dal consiglio civico di Bronte di tutti quelli che avevano collaborato con la reazione borbonica del 1849. Il Lombardo divenne per l'occasio-

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