Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960

fronte alJo sviluppo economico, ma dopo quegli anni i loro sforzi do– vnnno invece convergere alla creazione di nuovi impieghi onde assor– bire i nuovi (..'Ontiugcnti di mano d'opera. Così si spiega la politica del1e ore supplementari, una piaga ,•era e propria, che il movimento operaio non si preoccupa :affatto di curare. E cosi si spiega anche la fihrazione della mano d'operi, straniera (special– mente daJla Spagna e dall'Italia) che cerca di introdursi in Francia tanto col sistema dei contratti quanto con quello dello sbrogliarsi individuale o familiare. Sto.ndo ai servizi del ministero del Lavoro, il « rifomimcnto » normale dell'economia riceve annualmenlc un contingente di 50.000 lavo– ratori dall'estero. Tutti questi dati vogliono essere verificali e analizzati. Giova innanzi– tutto segnalare che lu proposta fatta dal rappresentante del BeJgio alla Comunità dei Sei (cioè la Piccola Europa che comprende l'Olanda. il Belgio, la Germania, il Lussemburgo. la Francia e l'Italia) tendente a creare un servizio europeo della mano d'opera, e quindi a stabilire una certa solidarieti1 tra le offerte e le domande di lavoro, è stata respinta dalla Francia. Altra constatazione: la mano d'opera nord-africano - essenzialmente algerina - la quale gode teoricamente gli stessi diritti della mano d'opera francese della metropoli, costituisce in realtà una riserva di mano d'opero. a buon mercato per i lavori duri e insalubri, ed è vCJrnla in questo a sostituire le antiche fonti d'immigrazione fomite un tempo dai polacchi, dai portoghesi, dagli spagnoli e dagli italiani. L'immigrazione degli stessi elementi europei è controllata, o, quanto meno, esiste una tendenza a controllarla nei diversi dipartimenti ministe– riali spesso d'accordo o dietro le pressioni cscrcitate dai regimi dei pnc1i d'origine. L'esempio più flagrante è quello dello nuova emigrazione eco– th)mica spagnola che è particolarmente « curata » dall':rn1basciata di Fran– co, e presentata come pili fidata, più malleabile e 1Jii1docile di quel che non fossero gli emigrati d'una volta, specialmente quelli dell'emigrazione ~b~ . Tutte le condizioni odiç,me convergono in fu•ore di una va?lta cam– pagna intrapresa dalle organizzazioni sindacali per il ritorno alla setti~ mana lavorativa di quarnntn ore, che è bensì stnbilita dalla leggQ, ma è raramente applicata. E il ritorno nlla settimana normnle di lavoro dovrebbe essere accompagnato dal rialzo dei salari di base. poichè il paradosso at– tuale sta nel fatto che i lavoratori sono piì1 interessati alle ore supplemen– tari di lavoro che al salario derivante dalle ore legali dì lavoro. Ora, è da temersi che se una campagna di tnl genere non viene lan– ciata e condotta fin da ora con la massima energia fino al raggiungimento delle 40 ore settimanali, quando, negli anni prossimi arriveranno i grossi battaglioni dei giovani lavoratori e le conseguenti probabili zone di di– soccupazione, i lavoratori si troveranno io posizioni molto piit svantag– giose per lottare e stroppare ai datori di lavoro salari sufficienti alla sod– disfazione dei loro bisogni elementari per una settimana normale di lavoro. s. PARANE 607

RkJQdWJsaXNoZXIy