Volontà - anno XIII - n.2 - febbraio 1960

vcnimenti che conducono alla guer– ra, nè la natura dei regimi che la favoriscono, la vogliono, l:t provo– cano. D'altra parte, le tecniche della propaganda hanno raggilmto un ta– le ~vilup1>0 per cui i servizi che di– l}Cndono dai regimi totalitari sono oggi iu grndo di utilizzare la nrng– giorc pnrtc delle reazioni sen1imcn– tali a scopi di guerra contro il ne– mico potenziale. I tre <1t1arti delle cam1mgne contro la bomba atomica, contro la guerra nucleare sono state orchestrate da quegli stessi che, l\ casn loro, sacrificano il benessere e la libcrt:', dei loro popoli alla riccr– f':t frenetica delle armi potcntemcu– ir distruttrici. Fino rd )914, e nei primi rurni che seguirono la prini.1 guerra mondin– lc, nei diversi paesi euro1Jei 1 le at– tività antimilitariste degli ambienti rivoluzionari si nutrivano di due convinzioni: la prillla cm che gli eserciti nazionali erano princi1ml– mcntc delle formazioni al sen•izio ~!::';~a t: 1 1 ~;e i 8 ~~.t~~:,~~!~1~Ì 1 :f :e1:li:~: 1ivi qunnto quelli rivoluzionari al– l'interno del paese e per condurre una politica di conquista all'esterio– re. La seconda era che la clnsse O• perain, a condizione che fosse co– sciente ed organizzata, era in grado di opporsi alla for.ta militare cd in questo modo di spezzare l'nrma del– la classe borghese. Il rifiuto del mi– li1arismo era un aspelto della vo– lontà rivoluzionaria, della speramrn di instaurare una socictl, libera cd ugualitaria. li fallimento della formula dello sciopero generale in risposrn alla mobili1nzione - nel 1914, - ebbe conseguenze ben pili gravi di quello che si pensi sull'evoluzione ulterio– re del movimento operaio. Nei pae• si iu cui le minoranze atti,•c n,•c,·a– no sinceramente creduto al valore dC'llc parole d'ordine, il crollo dd sogno provocò una &pccic di trauma. Ju Francia, in fondo al cuore ed alle ('oscicnze, i rivoluzionari non cre– dettero pii1 alla ri-,oluzioue, an('he quando rimane,,ano fodcli alla clas– se operaia ed alla lotta. Nei paesi ,•i.nti o ro,•inati, lì, dove la formula– zione delle parole d'ordine rivolu– zionarie segui la guerra invece di precederla, l'idea della 1rncc, al contnirio, si confondf.wa con quella di rivoluzione. Per imporre la. pace bisognava fore lu rivoluzione. La cessazione delle ostilità cru la rivo– luzione, il principio della rivoluzio• ne sociale. In Spagna, le cam1>ag.nce le azio– ni contro la guerra del l\1nrocco non ebbero nessun carattere« pacifista », nel senso di non-violenza: avevano lo scopo di sfruttare una situazione in cui la classe operaia e le sue or– ganizzazioni d'avnnguanlin intuiva– no una possibilità d'affrontare, su un terreno favorevole, le classi pri– vilegiate. Questi esempi possono pcònettere di comprendere quanto In mentalità delle campagne antimilitariste e del– le azioni contro la guerra condotte da movimenti rivoluzionari di trenta• quarant'anni fa era diversa di <1uel– la della maggior parte degli a1tuali movimenti pacifisti. Le prime era– no permeate di prospellive sociali, di uno spirito di combattimento e tli conquista; le second'e sono cnrnl.– lerizzate dal rifiuto, dal ripiega– mento, dalla mancanza di speranze, dalla non-pnrtccipnzionc. Nel pri– mo caso, il movimento rivoluziona-

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