Volontà - anno XIII - n.1 - gennaio 1960

cli principi, ma piuttosto di un'au– tocritica o mutamento di linea e, per comprenderne il significato, è neces– sario tener conto di alcuni retrosce– na. Dopo la rivoluzione del 14 luglio che ha liquidato a furor di popolo il vecchio regime, corrotto dalla clientela governativa britannica, la stampa internazionale era piena di munisti al potere. Ma dopo il viag– notizie annuncianti l'ascesa d'ei co– gio di Macmillan in Russia che certi commentatori avevan giudicato ne– gativo, è sembrato che una nuova epoca incominciasse in lrak. La V divisione è stata equipaggiata con materiale inglese e i comunisti sono stati respinti dal govemo; anche le milizie popolari sono state messe al guinzaglio. A questo punto è inter– venuta la revisione della linea poli– tica del P. C. iracheno e ciò che esso rivede, è la troppa indulgenza verso il movimento spontaneo del1e masse. Portato alle soglie del potere sull'onda del movimento popolare, non sono le aspirazioni di queste masse che il partito si preoccupa di interpretare, ma si dimostra invece preoccupato di apparire agli occhi della nuova classe dirigente come un elemento indispensabile di ordine interno. Ma ascoltiamo la relazione del suo comitato centrale pubblicata sull'or– gano comunista Ittihad-al-Chaab del 13-8-1959: cc La politica del partito è divenuta permeabile all'influenza del movimento spontaneo delle mas– se popolari. La ragione sta nel fat– to che il partito ha d'ovuto stabilire quotidianamente piani e tattiche per far fronte alle necessità della dife– sa della Repubblica. Questi piani e queste tattiche non tenevano conto del potere e delle altre forze nazio- 40 nali e si basavano unicamente eulle nostre forze e sull'esasperazione delle passioni popolari. Il nostro partito ha egualmente adottato posi– zioni erronee nei riguardi di certi impulsi popolari estremisti. Non si può pertanto dedurre che non ab– biamo mai tentato di frenare tali impulsi. Tante voute i nostri com– pagni si sono opposti, sopratutto ne– gli ambienti operai, agli scioperi ed agli abusi. Il nostro giornale, d'a par– te sua, ha trattato sovente i proble– mi relativi agli impulsi e ai feno– meni spontanei sbagliati. Ha tratta– to anche degli slogans lanciati in– consideratamente. Ma tutto questo io modo generico senza lo sforzo ne– cessario in tal senso e senza accor– dare a tali problemi l'importanza che meritano. Al contrario, nelle re– lazioni degli avvenimenti non si fa. ceva che riflettere Jo spirito delle reazioni popolari. Gli atteggiamen– ti da noi adottati nei riguardi degli ambienti ufficiali e non ufficiali era– no trattati conformemente alle rea– zioni popolari. Invece di moderare le nostre critiche in modo obiettivo ed appropriato 1 ci siamo lanciati in critiche severe senza preoccuparci di mantenere una durevole solida– rietà con questi ambienti. Di conse– guenza, certi ambienti si sono stac– cati da noi, quando avremmo potuto conservare relazioni di solidarietà con essi, o almeno evitare un loro atteggiamento ostile a noi >>. Dopo aver messo in risalto le mi– nacce dell'imperialismo alla nascen– te repubblica ed il potente aiuto che proviene dalla Russia e dalla sua politica di pace, la relazione così prosegue: << Qualcuno ha solle– vato il problema del regresso della produzione. Senza dubbio è falso

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