Volontà - anno XII - n.3 - marzo1959

.raccoglieva nel cavo della mano. on getla\'a il mozzicone ma lo spegnc\:1 accuratamente per rinchiuderlo in una scatoleua che 1>or1avain lasca. Le sigarelle le face\'a con una macchinetla, incapace di arrotolarle con le dita. Tutto destava nei suoi modi l'idea dell'ordine. L'altro era il suo opposto. Spontuneo nei gesti, generoso nell'offrire, pieno di una vituliti, fisica in quel suo corpo secco, allampanato. Gesticolava nel discutere e nlzava la ,•oce qunnto più gli pareva di op1>orre 1111 argomento inoppugnabile. Era un partigiano convinto e deciso della dittalura ciel prolctarialo; l'idtn della giuslizia che si affermu nella 1>resadel 1>otcrc dclb classe ope– raia, che dirige e guida tutto lo s(orzo produ11ivo delln nazione. Era per !"a– bolizione dell'esercito, la fine del colonialismo imperialista, l'abolizione dcl– Ja propriet? privata; era ateo e se ne compiacc\'a apertamcnle, 1>er('hèera un argomento che il ragioniere non pote,·a soffrire, lui che si confessava ogni sabato per [ar la comunione la domenica, nella chiesetta all'estremità della borgata. Giustizia. Libertà. Erano il fondo, la sostanza di queste discussioni. Erano rinchiusi in quella casa cli cam1>agna, ad aspellare di poter ripren• dcre la loro solita vitti cli lavoro. Pacifica, 1ran<1uilla 1 di individui abituati nl lavoro onesto e duro. Non 8apevnno se avrebbero potulo vedere la fine di qucsla guerra, che tra,•olge,•tt lulti. I bombarda1nenti, i rastrellamenti rendevano sempre più angosciosa ques1a speranza che avevano denlro. E J>er non abbnndonarsi alla disperazione discutevano dell'avvenire. Di come avrcbhero volu10 che fosse. Le parole entusiastiche del falegname - Giorgi si chiama\'a - en– travano in Pino sollenndo un'ondata di sentimenti contrastanti: entu– siasmo che si comunican in lui 1>erquelle idee di giustitia e senso di ti– more per (Juel mondo nuovo clic gli si parava innanzi, nella immaginazione. 11 ragioniere era democratici). Per lui libertì1 era il ,•ecchio gioco li– berale delle elezioni, de1la maggioranza del governo parlamentare. Giu– stizia un'idea vaga. Un mondo in libera compelìzionc dove il piì1 bravo è J)Temiato della sua eapacilit. Questa la sua giustizia capi1alis1a. Libertà. Gius1izia. Quesle parole magiche riempivano Pino: la libertà del ragioniere era l'eco stanca di un vecchio mondo. Pieno di suggestioni, di fermenli. Ma anche l'eco di battaglie combattute e perdute perchè quella libertà divenisse 1ale. La rievocazione di Giorgi (Juando raccontava di cosa c'era prima del fascismo lo convincenno di questa realtà. C'era stata la li– bertà. ma fino id un cerio punto. Anche allora gli operai. i lavoratori ne• ,·ano do\'ulo combattere per difendersi da chi voleva negare loro il diritto alla vila. C'era chi soffriva delle angustie della miseria e chi sguazzava nella smisurata, ingiusta ricchezta. Da « quella >1 libertà era nato il fa– scismo. E la giustizia di Giorgi era un meccanismo buio. Si foccva strumento ,c:lella illibertà; era ancora la ditlatura. Chi l'avrebbe subita? Se la classe operaia rovesciava la classe al 1>otere, togliendole gli -slrumenli stessi del potere, cioè il ca1>itale e le macchine per produrre, 177

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