Volontà - anno XII - n.1 - gennaio 1959

Non si coslruisce mai sulla sab– biu se si vuole che il lavoro duri nel tempo. DeJ res10 f.ra Comunità in I– talia e le comunilù costituite in al– tri paesi, esisteva un filo ideale fot- 10 di pensiero e di strella coerenza. A proposito della conHmità Boi– mondeau scriveva G. Pampaloni, com111cntamlonc le strullure e il si– gnificato. « Qualcuno dirà che persi– no 11·oppi ,,onti sono stati tagliati con il resto del mondo e su questo punto si potrà discutere. Ma è in– dubbio il valore esemplare, di rot– tura, di queslo esperimento nou clas– sista. La sun forza è in quesla coe– renza, in questo rifiuto del possibi– lismo. La sua debolezza sta nei li– miti rislre1ti, nello scari:io dialogo che almeno per ora esso stabilisce con la società esterna ». 1 In Italia non v'è stata certamente una fase eroica come quella francese, ma indubbiamente c'è stata quella della modesiia. Forse perchè il carat– tere industriale del Canavese dove c'è !'Olivelli non permetteva di abban– donarsi del tulio a esperimeuti che avrebbero avulo un contenuto arti– gianale. Ma c'è stata ugualmente La presenza contemporanea di .questi due as1>et1i.Gli stabilimenti vinico– li o cantine sociali, il laboratorio enologico di Care1ua 1 mescolati al– le esperienze dei comunitari della Olivelli. i po1ev11essere o non essere di accordo sul contenuto di quel loro lavoro nrn Ja coerenza intima fra Je idee che professavano i comunitari e le loro azioni era innegabile e su– scitava tanto piì1 rispetto in ,,uanto agivano in un mondo dove <1uesli 1 Comunitù, n. 6, 0:. IV. propositi - essere se stessi - ven– gono <1uasi sempre derisi. Poi un giorno a,•veuue il cam• bianiento. Fu dato il , 1 ia a una tra• sformazioue del Movimento nella quale il desiderio della <fUautiti1, fosse di uomini che di mezzi, era dominante. Una i,uprovvisa crisi co– minciawt, auéhe se ben nascosta sot• to gli illusori risultati che la pro– paganda sbandierava. Ceulinaia, mi– gliaia di iscritti, centinaia di sedi che si aprivano, milioni che circo– lavano in un forsennato circolo di interessi, giornali che spuntavano dall'oggi al domani. Nessuno aveva tempo di sofCermarsi davanti "ai mez– zi da usare: del resto 1u1to ciò a\'C• va una sua logica 1 poichè si tralta– ,·a di inserirsi da pari a pari nel mondo della politica ufCiciale e bi– sogna\'a assorbirne i mezzi e i me– todi tecnicamente efficienti~ ca1>aci cioè di procurare delle adesioni e creare un'opinione pubblica parti– colare. Si trattò insomma di un di– sinvoho esperimento del!' uso dell,1 p11bbliciti1 a livello industriale sul terreno della propaganda politica. A clii si debba quesla trasformazio– ne e il perchè è facile a tlire. L'ing. Adriano Oli\•Clli ne [u certamente l'ispiratore poichè è chiaro che le risorse economiche necessarie non poteva averle che lui, dentro a Co– rnunità. li perehè è meno facile a dire. Megalomauia, scetticismo, in– sofferenza di quel lento procedere che fin là era slato suCficiente? Come dirlo con esattezza? Forse di tutto un po'. Cerio una dose notevole di sccllicismo deve 8\'Cre dominato su tulla la decisione. Altrimenti 11011 si può capire come si sia polulo sosti– tuire il volontarismo precedente, basato sicuramenlc sulla capacità di

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