Volontà - anno XII - n.1 - gennaio 1959

riponevano in lui le più grandi 1per11nzeper il nostro lnoro perchè conoscevano la fon:a del euo ingegno, la vaslità della Silfi cultura e la ricchezz11 delle sue esperienze. Spera• ,•ano, anzi, che egli avrebbe elaborato le nostre idee così come si sono cspressc cd hanno agito in quest'ultimo secolo, non per farne un corpo di dottrina ma per immetterle, attualizzate, nel pensiero sociale di oggi. E' 1111cs10 uno dei tanti compiti che l'anar– chUmo si deve porre per usicurare la con1inui1à del 1>cnsierodi Godwin, Proudhon, Kro• potlcin, Bakunin, Malatesta e di ahri. Detto questo dobbiamo, con altrcllanta fr1rnchczza, fare (fl11tlchc prct'!isazio11c alla lettera che abbiamo pubblicala. I - Non è vero che C.Z. sia staio elcl1uo di fotto da qucsla rivi.sto. Egli, se mai, si è escluso da sè, da quando incominciò ali allontanarsi dai compagni, a rallentare la sua collaborazione a Volontà fino H cessarla del tutlo, nonostante i nostri ripetuti in,·iti a continuarla come 1>er il passalo (l'ultimo dei quali è deU'ouo giugno 1958). 2 - I motivi che egli adduce: i molteplici contatti di cui li animo, allo mia ,teJSo .datura, la mio vita q11otidiana • sono proprio gli stessi disseminali nei suoi numerosi scrilli su questa rivistH e che, gccondo lui, e molto giustamente secondo noi, costituivano le caratteristiche del nostro lavoro di Hnarchici, unn dc11e quali, ripcmando Godwin C lo • lponlaneo operare d'ima infinito e perpetuame11te ri1111ovo11tesi"/ederm:ione 1/i per• sone" :. 1 • 3 - Noi pensiamo che C. Z. fosse sincero ieri quando con i Sl1oi scritti arricchiva il nostro movimento, e pensiamo che non a,·esse anche 11lora nessuna pretesa di capire piì1 degli allri. Pensiamo che lo focesse per la necessità, piì1 volte detta, di suscitare lo spirito critico, di spezzare barriere, semiunre chittrczza, suscitare resistenze perchè • an• che lo bombo atomica, il potto t1tlantico o la cortino di ferro diventano tutti gi'ochetti di ,m &i&m1teidiota, di fronte alla semplice sù1Rolo determi,iata volontà di ,m povero e piccolo e solo uomo cl1e osi dire: no » 2 • La stcsstl necessità esiste oggi e noi continueremo con lo stesso ttnimo puro di ieri. Non siamo mai stati e mai dfrcnteremo 1111 clnb chiuso, poichè proprio noi ci ri– fiutiamo di farci banditori di una verità unica e cerchia.mo di rimanere aperti il pili possibile verso la vita e verso gli uomini. Lo ICSlimoniHl'ospi1ali1à larghissima di questa rivista ad amici che concordano con noi rclla nccessilà urgente di opporsi a lultc le fone retrive del mondo ed alltt soluzione di problemi vitali per il nostro paese (edu. cazione, ACuola,eliminazione dell'analfabetismo, delln disoccupazione, della miseria, con• trollo delle nascite, per il quale ai1tmo stati i primi, sfidando processi, a dare insegna• menti pratici. E non passiamo neppure sotto silenzio la nostra piccola comuni1à M. L. Bemeri che per sette anni ha dimostrato, in liii modo efficiente. f'l1c è 1>0.uihilc la col- · labora:r:ione tra a(6ni). Niente è mutato. quindi, alle condizioni del movimento 1111archico in generale e delln rivista in particolare. Perciò, noi, gruppo di Volontia, continueremo con i fedeli colla– boratori di ieri e con i giovani che, proprio ultimamente sono venuti a noi perchè ~i sono resi conio quanto sia negativo cd nV\'elcnantc il lavoro di tutli i politici e dei 1>rctie sentono 1H neccssitia urgente di una ri,·ista che con sincerità e semplici1à eappia andare controcorrente. Noi attingeremo ancora agli scritti di C. Z. pcrchè • continueremo a far cre&cere un alberello che sappiamo piccolo auai, tonto piccolo che non llllli riescono a vederlo. che molti non hanno alcuno certe:;:;adella .ma e1i1ten:a: ma che eli$te e uia via cresl""d' e<lalla J11a ombra faran le crue sli uomini. sempre pilÌ "J. 1 CESARt;ZACCARIA. Pedera::io11erii perso11e. Go<lwin, a. IV, n. ] 2, pag, 723. 2 D. LEVI (C. ZACCAIIIA), « Po~it:ione dell"an1m~lii81110 "· Vnlontà. 11. IV, n. 8. psg. 49.1, ~ ibidem, p1tg. 491. 53

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