Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

mil·u ,.:i dieprezza fondamen1nlmcnte e non uea , erso di noi di nee-,tma f;t'nerosità, lo tratleremo noi coi f(uan1i? Lo ri--parmicremo noi <1uan– do l'i porta alla disperazione, mentre e~li, ~it•uro della sua for.1.:nSUJ)erio– r<-. 11011 t'Ì risparmia? Noo Jtta II me o a ncss1u10 il dar consigli ni dispe– ruti. Mu si chiami la disperazione dii-1u•rnzione e non la si chiami giu- 1Hi✓in • .Si ri('ouosca <·hc nel tratlurc- il uo,,,tro nemit·o t·ome un cane, per– t·hè lui :,;te,,,:iol:i 1ratta come cani, non si è uomini nè- l'uno nè l'altro. Il progres.-,o non tii attua mai ucci– dendo salvo fon.e in c1uei <'asi in cui per questo mezzo F-i riesce a convin– cere il nostro 11C'111it·o di rinunciare aJla violem:a t• di 1·t•r4•arcdi risolvere '-.!011 mezzi pa(•ifi<·i l1i11imi1·izia cl1e ci separa. 2 - IL PUOGIIBSSO INDEFINITO cur CU ~ ma.aliene il peni,iero e il 111oviruento anarchici in vitn ò In frde nell'uomo, fede nelfn i<ua (·upnt'i1i1 e uclla sua volonlò. di bene. Qu<•slu Cede però non ha nullu 11 ,·hc v(•dcn· ton la credenza di un pro– grc•!<SO storico più o meno <'ontinuo, iilf'lu11ubile e indefinito. Tale cre– de11z11. d'altra parte, beuc..-hè consi– deri la rt-ligione come un nemi,·o dd progrei,i,O, è essa stessa fondame.utol– mente religiosa in <1uanto l'Oncepi– f!<'e il mondo diviso in due ,:ampi, tuua la luce da una parte (la nostra, nnturulmeu1c) e tutte le tenebre dol– J'altra.1 E' comodo pel pensiero e spc<·ie per In volontù il dipingere gli uomi– ni e gli avvenimenti in bianco e in nero. Afa nella realtà, tan10 in quel– la osservata come in quella interna– mente esperita, le tinte sono mute– voli f! infinite. A malf!rado inCntti che ogni bandiera s'inalberi in no– me del bcue, gli uomini si ra~p;rup- 1 A/Tcnnazione arbi1rariu, 1u:rchè pro- 11rio <'0111ro inie di,•isione del mondo. con– tro i dc1cutori ,li veri1ì1 as8ol111c,11:linnnr• cbiri $Ì battouo (n.d.r.). 700 pano intorno ad unu o ad un'altra, non mossi, ttal\'o rare eccezioni. da una ,·olonlà di bene o di male. ma per promuovere o dirt·nclt•re i pro– pri interessi, i quuli 110110 sempre molto vari ed un mhno di LC'nt• e di male. La con(·czionc dialeuica della sto– ria, che è luta vnrit·là di quella del progresso indefinito, può ~mbrare meno rigida e µiii adrr<'nle alla real– tà, eh.è sempre Ouida~ in quanto più pre<"isamenle ~tnbilis<"e 4•ome il be– ne d'oggi diventi [ntnlmente il male di domani. Esso pure tuttavia si op– pone alla Ied(• 11ell'11omo ed 1•! huon senso in quan10 (•s1·lt1de, com'è po– polarmente- intesn, la possibilità di armonia fra il nuovo C' l'antico, e non dice niente in sostnnzn, una ,, 0 1- la spoglia del lingua~gio difficile ed astruso con cui di solito s'avvolge, se non che i ,·ecehi hanno ~mpre to~to pe~hè crepano, in complesso, prima dei loro fì~lioli. Jacc1ucs 1\Jari1ai11, filosofo cattoli– co, muove due critiche degne di no– La al postulato del progresso indefi– nito, e precisnmcntr: ]) che se 01?:ni pensiero, 0,:::11 i riforma cd ogni bno•

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