Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

Le colpe più gra\i del Vaticano nella po– litica del ventennio foscista, non furono gli immensi \'anrnggi economici e le im– mense ricchev:te che egli riuscì a strappa– re a Mussolini e che il popolo italiano pa– gò e con1inua a pagare con la sua miseria, e con la sua fame, Ma fu la sua rinun– cia alla difesa dei valori morali e spirituali per dei ,·antaggi ben concreti, fu di aver pros1ern1uo quei valori davanti al potere, di :wer dimenticato il Vangelo, la parola di Crislo i sette comandamenti e di aver– gli sostituito il linguaggio delle case del (a. scio, di a,·er unito l'aspersorio al manga– nello. Ed operando in quel modo aiutO ~ normemente a ribadire quelle catene che tennero schiavo per ,·enti anni il popolo italiano. Fu questo la sua maggiore ver– gogna cd il suo maggior delillo. G. B. RIVISTE E GIORNALI (COMMENTI) Il riposo fesliwo In Comunità, n. 6 ,(agosto 1958) Dome– nico Tarantini, in uno scrillo « Il ri11oso fe– s•rivo » parla di un'inchiesla svoha dal Movimento Lavoratori della Gioventù Cat-. tolica tra i lavoratori cauolici per sapere se essi santi/icarw la festa oppure lavorano come ogni altro giorno. (L'inchiesta è sta• ta C<lndotta con il metodo del campione che si usa anche in Italia quando si ,•uol son– dare l'opinione pubblica su un da10 argo• mento). Su cinquemila interrogati, 3.500 hanno ri– iiposto. I risullati sono; che il 57 per cento lavora sotto padroni che rispettano il ripo. so domenicale; il 43 per cento sotto ahri che considerano il riposo domenicale facol– tativo, contrariamente ad una norma costi– tuzionale che lo dichiara obbligatorio. (Quanti sono i lavoratori che conoscono la esistenza di questa nonna costituzionale?). In conclusione, fra gli interrogati ,·i è il 48 per cento che la,·ora nei giorni festivi. E ciò aecade non sempre per volontì, del padrone, ma sotto la pressione degli stessi lavoratori. E' evidente che coloro che ri• nunciano al riposo festivo, che si privano di passare la domenica in famiglia o, se sono giovani, d'andare a spasso e diver• tirsi, 11011 lo fa11110per uno smisurato a– more per il lavoro. Lo fanno 11ercl1è ,•i sono costretti {!alle loro condizioni econo– miche, JJerchè i salari bassi o di fame che percepiscono sono ben lungi dal sodisfare i lori elementari bisogni e quelli delle per• sone che hanno li carico. Perciò sgobbano anche la domenica, con la stanchezza di sei giorni già dietro di sè, con la stauchezza accumulata in un lavoro che non ha $Oste e accettano anche le ore straordinarie, quando ci sono. Tutto questo ttccade in un paese in cui dai dati, sempre onimistici, delle statisti– che ufficiali, di questi giorni, risultano (e siamo d'estate) 1. 760.000 di disoccupati, e le stalisriche 11011 dicono quanti milioni ci sono di souoccupati. (Sarebbe staro interessante che l'inchiesta del Movimento ·Lavoralori della Gioven– tù Canoliea si fosse spinta ancora un poco più in là; avesse cercato di sapere qua·111i datori di lavoro erano cattolici, Forse il 100 per cento: eanolici che non &anno mai saputo o hanno dimenticato il discor– so della Mo111agnaed il vangelo). I diritti del fanciullo Nello stesso numero di ComunirJ, "i è un articolo « l dirini del fanciullo» che probabilmente è dello Slesso autore del precedente perchè è finnato D. T. La Croce Rossa Italiana (CH[) sta per presentare .aUa segreteria delle Nazioni U– nite una « dichiarazione dei dirilli fo11da– men1ali del fanciullo » che si situa sullo stesso piano della Dichiarazione dei diriui dell'Uomo di cui ricorre l'anniver!iario. Questa dichiarazione o Carta dovrebbe a- 571

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