Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

le classi che logoravano quella socie• tà divisa fra ricchi e 1>overi. Mentre nella società antica lo spirito capi• tali.stico ern vivo e si traduceva iu una sete di arricchimcu10 senza te• ner conto dei diritti altrui, il Van– gelo fa dipendere l'economia dalla m.orale. Gesl1 dice che possedere le ricchezze rimette iu 1>ericolo la sal– vezza delle anime. Eppure in ques10 pensiero di ca– rattere morale c'è una radicale ri– voluzione delle concezioni economi. che e sociali del regime antico. Har. nack, dice: 1 « Quantu11quc per quel che riguanla l'uso ,/elle rioche::e l'Euangelo non dia alcun. precetto e– splicito è fuor di dubbio che t10i dob– bi.amo considerarci non come pro– prietari delle t1ostre sost<m:e, ma co• me ammirii.:ttratori di esse a servi:io ,lcl prossimo ». L'uomo sarebbe così una specie cli usu(rnttuario, non es– sendo lui il proprietnrio dei beni na– lurnli, per cui nell'uso di essi si do. vrcbbe e~'-Crc 1u11i per uno elmo per lutti. D'oli ra parte qut".slo concetto di ricchezza era comune alla sapienza ebraica cd c~i;,.iarrn, secondo cui i beni naturali erano proprietà assolu– ta di Dio, in (1uanto sue creature, e agli nomiui venivano da1i in ~estio– ue; cioè alla produzione individuale corrisponderebbe il consumo univer• sale, per cui tutti gli uomini dovreb– bero usufruire di questi beni. Con la frase « J/endete e chae ai poueri », Gesit è contro la accumulazione delle– ricchezze nelle mani di poclli e pre– dica invece la comunione dei beni. Però Gesì:1nou (u un economista co. me non fu uu politico, ma già abbia– mo visto come, per quanto il suo sia 1 luRNAC'-. l,'Essenui del Cri.tlianesimo, ed. BoeH, Torino 1903. 436 uu messianismo spirituale, iu esso siano con1euu1e le premesse per la cdificazionf' di uua società migliore. Lo stesso sarà per la politica e per lo stato, pur non pronunziandosi e– s1>licitamente, Gesù fa vedere qual'è la sua posizione nei riguardi di essi. Alcuni per il (atto che Gcsl1 s'inte– rc-™> agli Zeloti, i quali minacciava– no la sicurezza dello stato romano nelle provincie giudaiche, ritennero che Cosse egli stesso uno zelota. In– fotti i fm.1zionari romani lo ritene– vano tale e come zelota fu crocifis. so. cioè come ribelle allo stato ro• mano. In Luca 23,2 leggiamo che i Giudei conducono Gesù davanti a Pilato con la denuncia di eovversi– vi!lmo e di rifiuto del pagnm.cnto d~l tributo a Ce!!arc, iu ahri tenniui vie– ne denunciato come un capo zelota. Ma di fronte alla domanda di Pi– lato: « Sei m il Re dei Cimici», Gcsl1 dimostra chiaramente di non a– vere alcuna vocazione politica. Ma talr accusn ,,e<lrcmo che era in(on. data, in.Cntti il tradimento di Giuda si ricollega al fotto che questi, rite. nenclo che il movimento di Gesl1 mi. rassc n dei fini politici, lo eegul in un primo tempo per poi tradirlo, vi– sto che non c'ern alcuna speranza di prebende nè di guadagni materiali. Ma Gesti non ha alcuna intenzione di sovvertire lo Stato romano per so– stituirvi un altro Stato, come avreb– bero sperato gli Zeloti e i Farisei. Ce~i1 è con1ro gli Zeloti pcrchè ,,ede che essi col volere distruggere lo Sta– to romano vogliono sostituirsi ad esso, creando un ahro Stato lota1ita– rio ossia le teocrazia. Da una analisi dei Vangeli lo Sta– to, nella concezione di Gesl1, risulta come un dato « provvisorio », non è quakosa di etemo e di definitivo.

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