Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958

to il suo Lempo libero e a tutte le sue attività normali. li giovane deve trovare nel liceo nuovo il suo posto naturale, il luogo in cui possa ini– ziare il solco di tutla la sua vita. Deve sentircisi come a casa sua: io cui poter star comodo, libero e re– sponsabile, senza limiti di lempo nè di tema, con allegria e senza paura. Nè il gioco, nè il divertimento, nè la discussione politica o religiosa de– vouo essere proscritti, perchè al li– ceo 11011 può essere estraneo niente di ciò che appartiene al giovane.1 In lerzo luogo, il liceo deve intro. durre il giovane nella vita dclJa sua comunilà, n\a fondamentalmente, cleve sviluppare la perso1ialità dello educw1<lo. Questo è vitale oggi qui. La cultura è un circolo al cui centro si arriva seip.1endo uno qualunque dei suoi raggi, purchè quella via si prendn con entusiasmo e amore. Am– messo questo, l'insegnamento deve ~eguirc il piì1 1>ossibile l'alunno, e non il contrario. L'educando deve scegliere la sua propria linea di sforzo e deve sentire la res1>onsabi– lità di questa scella. A questo propo– sito, Paul Langevin diceva alla commissione ministeriale per la ri• forma dell'insegnamento francese nel 1944: <, L'avvenire della, cultura e della, civiltà dipende essenzialmen.– le cfol modo in cui questo rispetto della. personalità di ogni essere e <1uestoposto fatto alle capacità, sia– no assicurati». Lo stude11te deve spe. rimeutare la sua libertà e imparare a soffrirla nei snoi rischi, sviluppa- • Ques1'aSJ)iratione, giusta e bella in se Slessa, può essere J>ericolosa se si traduce in reahà senza le necessarie precauzioni e senza una sufficiente varie1à di influssi ex– traliceali. (N.d.T.). re in essa il proprio potere di crea– zione ed acquistare fede in q~1csto ultimo. Infine, il liceo deve proclamarsi il grm1-orgmw culturnle della gio\•eu– tù. Certo, come dice il citato Paul Langevin, « l'insegnamento non può dare tutta la cu.lt, ,ra, ma solamente il suo inizio, e il modo di con-ii,ware ad acquistarla». Però q11esto de, 1 e farlo senza alcun dubbio. Lo stesso Langevin diceva in un altro posto: (( Dal punto ,li vista i,ulividuale, la cullura è ciò che permette di for– mare l'essere umano a partire dal bambino, prepararlo e adattarlo, per quanto sia possibile, per la vitçt, per il contatto con. la cultura e cogli uo– mini; se la professione isola, la cul– t11rcideve avvicinare. Essa deve es– sere 1w1<mista; la culiura è per l'in. divil:luo un. mezzo per restare u– nwno». JI I iceo deve abbandonare i suoi fini profossionalis1i e 1rasCormarli in cuhurali. V • Le nostre aspirazioni. • Sug– gerimenti per uoa riforma Concretare in formule pratiche le idee geocrali che abbiamo enuncia- te nel corso <li questo rapporto è già un l1woro tecnico che ci oltrepasse– rebbe. Lo studente può lamentarsi del suo liceo, è probabile che possa tentare di trovare le cause <lei suo scontento e le cause di quelle cause. Con una certa audacia arriverit a e– numerare le sue aspirazioni genera– li. Ma non potrà mai articolare una Riforma plausibile. In questa mate• ria si azzarderà, se spera di essere utile, a formulare qualche suggeri– mento. I nostri sono i seguenti: 339

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