Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958

mento politico, se attrilmissimo la colpa del mara.5mapolitico, militare at– tuale ai soli governartti. Si clice che un popolo lr.a il governo che .5imerit.a. È una frase che è una frustata per tutti i popoli del mondo, l'iu,liano com• pre.5o, ma è una verità che dobbiamo avere il coraggio di riconoscere. Si può clire che, nella s(oria politica e sociale di questo ultimo decennio, il popolo francese è stato qua.5isempre assente. Esso ha creduto che la sicu– rezza economico, il be1tes_.5ere .5ignificas.5ero .5icurezzasociale e si è $bugliato. Ila creduto che non meritasse la pena di conoscere quali fili moveva,10 que– ste e quelle pedine; cl,e cosa si nascondeva dietro certi gruppi e cert.i inte– ressi; ha condiviso, con gli sciacalli della. politica e dello sciovinismo, l' il– lusione nazionalistica di una Francia-grande-potenza, che aveva bisogno di mantenere le .me colonie per non scadere dal suo rango, ed improvvisamente ha scoperto che il tetto stava crollandogli sulla te.5ta. Il mito gli ha nascosto la realtà. Georges Brassen, il poeta libertario francese, che com,pone, musica e canta le sue canzoni, recentemente, durante un viaggio in Italia, ha dichia– rato che lo scopo delle sue canzoni è quello cli sradicare certi miti dalla testa della gente. Ma ha aggiunto: u il guaio è che molte mie canzoni sono an1imilitaris1e. L'anlimilitarismo è uno dei miei temi preferiti. Ebbene, ve n'è qualcnna che non posso più cantare, oggi. E non per la censura ma per il pubblico ». Ecco: se un insegnamento dobbiamo trarre dagli avvenimenti /ron• cesi, valido per tutti gli uomini di r1uesta terra, è proprio c1uesto: bi.sogn<1 sbugiardare i miti, bisogna far crollare gl idoli che lwm10 il potere di j'lre ciel popolo lo zimbello e lei ·vittima dei militari, elci preti, dei governanti e di tutti i trafficanti di idee. V. P.S. - Non abbiamo cambiala una ,·irgola II c1ues10serino che era giù compos10, qunndo è arrh·aia la no1izia che De Gaulle era s1a10 chiamalo da Co1y 11cr formare il nuo,•o governo. De Gaulle, che si era messo fuori della legali1i1, d1e aveva incoraggiata e sos1cnu1a la rivoha dei militari, che a,·eva dello chiaramc111e che vole,•a il go,•erno ma senza sol• 1ostare ad una procedura legale, sarii, im•ece, legalmente im·es1i10 del Po1crc, dall'As– semblea Nazioo:ile, con mohi ,•01i di deputoti che, nel governo PAimlin, volc,•11110 di– fendere In Repubblica cont.ro De Gaulle. Negli :l\'veni,ncnti della capitale francese, il 1ragico e il comico, sono i111in111mente mescolati. Co1y il s1a10 un grande buffone, Pllimlin, Mollc1 e C. e 1u11igli ahri 1mre. Tuui liauno disertato i loro compiti e le loro responsabilità di uomini di governo. Si sono coperti di ,·ergogna, capitolando. E hanno compi111a un'uhinrn beffa ,•erso il popolo, invi1andolo a m:miCestare sui grandi 8011/eva,ds in difesa della repubblica e della De– mocrazia, quando SApevano che erano gi:i J1ro111i a lasei:ire il pos10 .l De G:iulle. Ma J>iÙ gra\'e, più triste del 1radimcnto dei governanti e dei politici, è la mancanza di rcsis1cnzn tra il popolo e le organiu;azioni operaie. Anche cpstoro hanno diserlato. E' una diserzione che costeri, loro moho caro: la 11crdi1adella liberlà. Menire gli cx– governanti ritroveranno abbaslanza fncilmenle pol1ronc e poriafogli. "· 291

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