Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958

comnndnre sui Joro rispettivi popo– li, gli istinti belluini che sono poten– zialmedte in tutti gli individui e che pensanmo fossero stati domati per sempre da secoli di civiltà, si risve– gliano, ed allora la ferocia non ha pili freni, nè limiti e l'uomo si tra– sforma in carnefice del proprio si• mile. Per averne una pallida idea hastn il seguente episodio tra i tanti che R. Alleg, rncconta nel suo libro. « Piccole pi,1:.e di acciaio brillan– te, lunghe e dentellate. Pin:.e coc– codrilli, dicono gli operai delle lince telefoniche che le adoperano. Mc ne fissò una al lobo dell'orecchio de- 1;tro, l'alrra a un dito della mano de11tra. lmprovvisam.ent.e sobbal:.ai e urlai a squarciagola. Cha.. mi a– veva cacciato in corpo la prima sca– rica eleurica. Vicino all'orecchio e– ra scoccata una lunga scintilla. Sen– tii il cuore bal:.armi nel petto. Mi torcevo urlando e mi irrigidivo .1ino a ferirmi, mentre le sco.1setrasme55e da Cha... , magnete in mano, si suc– cedevano sen:.a soste. Con. il loro stesso ritmo, Cha... scan <liva.una.so• la domanda, rnartell.ando le sillabe: - Dove soi stato ospit.ato? ... Uru– ·•camente, sentii come il morso sel– vaggio di una belua clic mi .,trap– pas.,e la carne brano a brano... Le scosse che mi giungevano erano cod forti clic i lacri coi quali mi avevano legato le cavi~lie si staccarono. Ci fu una breve interru:.i.onc per rimet,. tere le cose a. posto. Poi continua– rono. Do110 un pò il t.enente prese il posto di ]a ... Avei;a sguarnito un filo <lellapinza e me lo faceva scor, rere !ml petto. Ero tntto .~convolt11 da sco.~senervose sempre più violen– lC, e la seduta non accennava a fi– nire. Mi avevano asperso d'acqua per aumentare l'intensità della cor– rente e, tra una scossa e l'altra, ave– vo il tempo di tremare di freddo. lrttorno a m.e, seduti su.gli zaini, Cl,a... e amici scolavan.o bottiglie di birra». I torturatori volevano che H. Al– leg parlasse, che dicesse il nome di colui che l'aveva ospitato fino al mo– mento di cadere nelle mani dei pa– racadutisti. Non essendoci riusciti con la tortura fisica, con i ricatti pili terribili e con le minacce, ri– corsero al pcntl1otal (il cosicletto siero della veritì,). Mn H. Alleg non ha parlato e resistendo al dolore fi. sico, all'abiezione ha salvato l'uo– mo che era i.n lui, ha salvato i suoi stessi carnefici. L'abiezione non è arrivata fino in fondo, fin là dove i torturatori avrebbero voluto. H. Al– leg non ha tracli10 e ha potuto giu– stamente dire: « Mi sentii tutto a un tratto fiero e contento di. non aver ceduto. Ero co,winto che avrei re– si.,tito ancora se aves.,ero ricomin.• ciato, che mi sarei battuto fino in fondo, che non avrei facilitato il lo– ro compito suicidandomi ». Questo libro è un « ]'accuse » con– tro la tortura che ormai fa parte d'ella guerra stessa e che è diventata un sistema cli difosn di certe conce• zioni politiche. razziali, sciovinisli• ehe, colonialistiche, ecc. I francesi snJ)evano che cosa era In tortura. I nazisti se ne erano largamente servi– ti contro di loro e molti ne erano morii o usciti con le carni e lo spi– rho a brandelli. On vittime si sono trasformati in carnefici, con la pie– na consapevolezza del n1olo che svol– gono. Uno di essi lo gridò in faccia ad H. Alleg: « Lo sai che qui c'è la 311

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