Volontà - anno XI - n.5 - maggio 1958

tro. la tendenza esclusiva agli studi, alle lauree, senza tener conto dei C'Orrelativi squilibri sociali, e salvo poi ad accrescere la schiera dei di– soccupatj_ E qui ancora, è il caso di far in. tcrvenire un ahro sociologo, il Proudhon, ehc ragguagliando ogni valore economico al lavoro che lo ha prodotto, rihadisce il principio anarchico dell'abolizione delJa mo– neta e l'adozione del mutualismo, ,·ioè lo scambio diretto dei beni col lavoro. In quale modo nella comunità in <1uestione si svolgerebbe lo scambio diretto dei beni col lavoro? L'annninistrnzione della eomuni. ti1 predispone un piano di produzio– ne in base al numero dei suoi soci, i quali lat,·orano secondo le proprie possibilità., mn diriuo ti usufruire della ricchezza collettiva in rela::.io– ne ai propri normali bisogni. Pe– rò, l'uso dei buoni di prelevamen– to praticato in alcune comunità, ti– po Owen, Fourier, Cabet, è da scar– lare, recando un lavoro di contabili. I tà che sarebbe una sottrazione an• ti<'<'Onomica al totale del lavoro reaJ– mcntc utile. lnlanto, come si computa questo lotale? Se la cillì1 è composta di ('Cntomila ('it1adini, di cui per esem– pio una media del 25% sia inabile al lavoro, il bilancio - ammessa la giornata lavoraliva di sei ore . terrù conto di una disponibilità di 75.000 unità lavorative, e quindi di un to- 1alc netto di 450.000 ore di. lavoro al giorno. Nessuno perciò può sot– trarsi al lavoro ,:cnza giusta causa poichè il lavoro 11011 eseguito da uno ricade sugli altri, fermo il principio, per !!:li inabili al lavoro, d'essere urn111cnuti a spese della colJcllività ('. LcnintC'110.a pari!:! di trattamento l'On coloro che lavorano. Il godimento della produzione col– h·ttività, cioè la distribuzione, do– vrebbe effettuarsi nel modo più di. retto f)Ossibile, ovvero senza gl'in– tcrmediari che operano nell'attuale ordinnmcnlo con la funzione di com– mercianti. :\'ella comunitù dell'avve– nire il commercio, come oggi noi l'intendiamo, non può esistere, pcr– ('h{' sarebbe un"altra attivilà impro– duttiva. Il cittadino consuma i ptH;ti dirct– tamcnlc al ristoran1c dello stabili. men lo o sezione dove lavora e dove abila, prf'leva il vestiario dai ma– ~azzi11i o dalle sarloriC' della sezio– ne rncdcsirna; se è ammalato viene ricoverato all'ospedale rional(' o al– l'ospedale centrale della città; e così è a dirsi per ogni altro godimento cli beni o servizi: i quali restano auto– maticamente pagati (si direbbe e< a forfait ») col lavoro collettivo, e per– ciò senza uso di moneta. Nè è il caso di affacciare prcoccu• pazioni per la mancanza di specifi. che misure in detti godimenti, e <'iò per i seguenti motivi: non solo ogni eccesso, al pari del d ifctto, rieadreb– be in modo sensibile sulla eollcLLi– vità. e quindi sul singolo, costit1.1en– do di per sè una remora (('osi come nell'alimentazione la misura più na– turale è la sazietà) ma il cittatliho, essendo a carico della collettività per diritto rJitali::,io, troverebbe in– gombrante quell'interesse di accumu– lare che. nei regimi individualistici - cui appunto manca la sicurc::.za delCavvenire - è invece il punto di partenza della cupidigia e della ra. pacità umana. Altro fattore non tra– scurabile è poi l"ag:iatPz,rn µ:cnrrai(•, 26i

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