Volontà - anno XI - n.1 - gennaio 1958

ber1à. Questo dovrebbero capirlo ancor più gli i111ellet1uali, la gente colta, che avreh• be il dovere di unirsi n noi per aiutare il 11opolo n liberarsi da tulle le catene scco· lari. Debbo però fare una critica: per quanto la rivis1a sia ef6cncc e ben faua, nelle sue 64 pagine non trovo un rigo serino d.1 lavoratori del br.1ccio che sono coloro che sos1engono l!ltle le nos1re pubblicazio– ni. Forse dipender:. dai lnvor:'llori stessi; ma può dipendere :111che da \'Oi che non incoraggiiue e non s1imola1c a scrivere i 11011 in1ellettuali. s. s. New York, 3-11-1957. Ci limitiamo a rispondere alla critica. cltè. per il rcs10, tiella lcncra siamo d'ac– cordo con S. S. La rivi.sta nor& è /Mia da intellenuali, ma da gente clic lavora e che /Mica (c'è fatica in qiialsia.si genere di lavoro). Sem• pre abbiamo ricliiesta la colfobora::ione di iulti. avvertendo anche clic la forma non Ira importan::a ma il co11t-0rmto: cioè le idee clic si c.sprimono .; problemi o ar– gomenti ciac si tratl<mo. Non è colpa no– stra se pocl,i l1111mo risposto ai nume– rosi nostri appelli. E prendiamo questa oc– casione per rinnovare l'invito: la rivista è aperw a tutti. Si tenga, però, pre.sente clic com11ito di essa è q11cllo di far pcn.sare, di su.sciture lo spirito critico e, q11intli, la tratt((Zione di q11alsia.si tema dev'essere fatta con serietà di argomenti, e con cono– scen::a di ciò di cui si parla e con rifles· sione. Quesiti a) La legge i1alia11a conscn1e agli a• narchici di tener comizi, o i Commissaria• ti di P. S. li sconsigliano? b) Un a,•\•ocato 1>11Ò essere Annovera• 10 Ira gli anarchici, Anzi vi sono in Italia avvocntl an11.rchici? c) Pcrchè gli anarchici sono circonda- li. da un ln10 dalla fama di agitatori e cfoll'ahra da quella di essere buoni? d) Perchè gli anarchici sono i soli a dare il rendiconto flmmziario in Italia tra luUa In stampa? · O. L. Castcllummarc, ~cucmhrc 1957. n) E' permesso anc/ie agli anarchici di tc11ere comi::i. La le&ge non ammette ,li– scrimim,::ioni, altrimenti ,aon si potrebbe scrivere e affermare che la « legge è 11gua– le per tutti». Però, nella realtà, ci so110, l:ome 11ella favola di Orwel, quelli che so- 110 più uguali degli altri. E ciò significa che ci so110 anche q"elli meno uguali de• gli altri e gli anarcMci si 1rovar10 fn, </UC• sti ultimi. I nostri compag11i oratori ten• g:0110anche es.si dei comi:;i ma ben spesso sono dcr1u,1ciati alle autorità giud.i::iarie ,,er « vilipendio alle istituzioni » e co.~i con la minaccia di processi essi 110n so110 più liberi di dire quello clie peri:sa110 (e se lo dicono piovono le demmcie. Ne sanno ,1ualchecosa Umberto Marzocclii, Micl,ele Damiar1i clic harmo avuto a clic fare con fo gi,uti::ia proprio per dei loro discorsi). b) Sì, ci sono tra di noi avvocati e ve ne sono sempre sU1ti (basta /)Cnsare a Saverio Merlino elle è stato w, avvocato famoso, a Cori ecc.). Forse O. L pensa clae vi sia un'l contraddi::ione tra la loro vro/essione e le loro idee. [.,'avvocato è costretto a servirsi di leggi ema11ate da uomini ai q11ali gli a11archici negano il di– ritto di legiferare. /Ifa ,U!ll'attuale socie1ù ci troviamo tutti in cor1traddi::io11ecorl il nostro lavoro: l'operaio nell'o//icirla deve accettare l'autorità del padrone e ricorio• scere a questi il diritto di proprietù, men– tre noi consideriamo la propriet(Ì w1 fur· 10; il maestro nella sc11ola è costretto ad accettare programmi ed una disciplina clic non sono anarchici; l'ingegnere lavoro per rendere pilÌ produttiva l' i11du.str.ia di un principale il quale tiene per sè i benefici maggiori di qu~l suo lavoro, ccc. Ciò che ci distingue dagli altri è lo spi– rito con cui noi lavoriamo, è la coscienza della nostra schiavitù e la volo11tù di libe– rarcene e di aiuklre gli altri a liberarsene. e) Essere agitatori ed essere b11011 i non sono due concetti ciac si contraddicono, da- 55

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