Volontà - anno XI - n.1 - gennaio 1958

tali economici; sul piano delle lotte imJ>erialiste, l'Europa ha oramai giocato la sua parte e non vi lrove• rà che decadenze e rovina . .Ma in questo glorioso continente v'è stata un'esperienza incompiuta: l' espe– rienza umanista troncata nel 1914. Ora che l'esperienza opposta s'è tri– stemente consumata bisogna riprcn• dcrne i fili incominciando da ciò che in essa v'è di ancor valido cd esaen– ziale. Soltanto così l'Europa potrà dire ancora la sua parola di salvez. za per tutti gli uominL La nostra 'Ye• ra ricchezza non sono i giacimenti di petrolio e di uranio, ma un gran– de tesoro d'eapcrienzc &epoho nella storia. Ancora oul 1900-1914 P erchè la \ 1 isioue di questa prima Jlctà del nostro secolo assuma 1uaggior chiarezza è neceseario ritor– nare ancora brevemente alle sue ori– g1ni. All'inizio di questo secolo tro– viamo wrn metamorfosi del capita• lismo che segna il passaggio alla fa– se giustamente definita - imperiali– sta - e caratterizzata da1la funzione di grandi oligarchie finanziarie. Iu questn fase la concorrenza economi– ca è trasportata dall'interno delle nazioni in campo internazionale dan. do inizio ad uua contraddizione che impronta ancora oggi la vita politi– ca delle società capitaliste. Si tratta del contrasto fra le nuove esigenze autoritarie del capitalismo, teso al dominio della società e del mondo cd il suo passato rivoJuzionario teso alla cri1ica e alla distruzione della socictì1 aristocratica cd assolutista. Ln borghesia s'innalzò a classe diri. gente con un'ondata rivoluzionaria che si eslese dalla rivoluzione fran• 20 ccsc alle guerre d'iudipcudeuza na– zionale e la idee eh 'casa inalberò per poter trascinare tutto il pol)OlOnel– le fasi più cruente della lotta non erauo principii d'autorità che giu– stificassero un dominio di classe, bensì armi ideologiche per distrug– gere il precedente assolutismo che ne impediva il suo sviluppo. Queste idee di uguaglianza e di libertà che rispecchiavano un impulso rivolu. zionario ed umanista, bcnchè svuo– tate d'ogni contenuto e ridotte a pu– ra formalità nella prassi dcn1ocrati– ca, divennero inattuali ed iugom• braiui per il nuovo capitalismo im• pcrialista. La nuova oligarchia eco– nomica, bisognosa di solidi principi d'autorità e di nuove istituzioni che li coucretassero, mauilestava una chiara insofferenza per le forme de– mocratiche ed il loro bagaglio ideo– logico, insofferenza espressa nella spinta liberticida dei governi e nel: l'intemperanza letteraria dei nuovi mo,•imenti artistici, Ma la prima ma– ni(estazionc positiva di <p1estaiusof• Cerenza furono le teorie nazionaliste cou le quali la nuova borghesia potè fmalmentc contrapporre un mito - quella della grandezza nazionale - alle vecchie idee ottocentesche. Il nazionalismo fu il primo vagito del- 1 'imperialismo europeo, destinato fra la prima e la seconda guerra mon– diale al suo pieno, integrale svilup– po ideologico. Già nei suoi esordi l'imperialismo manifestava una duplice spinta: quella all' espansionismo in campo internazionale e <JUella all'assoluti– smo nell'interno delle nazioni; in <:ampo internazionale tendendo agli urti fra gli Stati moderni cd in cam. po interno alla liquidazione degli

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