Volontà - anno X - n.9 - 30 giugno 1957

il genio. ~i raro a trovarsi, nell'in– surrezione ». Pisacane e l\lazzini affrontarono subito il problema fondamentale del– la repubblica: la difesa militare di Homn. L'esercito (quindicimila uo– mini) mule armato e disordinato era disseminato in un territorio vasto (dn Ferrara ai confini napoletani, da Civitavecchia ad Ancona); il Mi– nistero della Guerra funzionava ma– lissimo; mancavano completamente piani organici; subalterni incapaci coprivano comandi importanti meu– trc tecnici Ji valore erano sprecati in Inuzioni secondarie. Pisacane pro. pone: un sistema di rccrutamenlo che triplichi gli effettivi esistenti; un regolnmento che non soffra ecce– zioni; precisazione del criterio ge• r11rchico, ecc. :M'azzini avrebbe de– siderato affidare al Pisacane il com– pito della riorganizzazione militare, per poi ri(erirne all'Assemblen 1 ma necessiti, polit.ico-costituziouali l'ob– bligarono a ripieghi. ~ropose, quin– di, la nomina di una Commissione destinata a lavorare a fianco del Mi– nistro della Guerra e suggerì i Com– missari, tra i quali il Pisacane. L'Assemblea approvò la Commis– sione 1 • Dopo pochi giorni, provo– cale o spontanee, le dimissioni del :Ministro della Guerra (giudicato un « asino » dal Pisacane) che Iu so– stituito interamente dalla Commis– sione, nella quale il Nostl'O aveva carta libera. Promosso maggiore ad– detto di Stato :Maggiore dell'Armata il 6 maggio, Pisacane fu, virtual– mente, il .Ministro della Guerra del– la Repubblica Romana del 1849. Di lui, come membro della Commissio- 1 Pisnune ouenne, numericamente, il 2° pouo, con 113 ,·01i !illi 125 vo1an1i. 508 ne di Guerra, scriveva il Mazzini nei Ricordi: « Se le di luj cure atLive non avessero apprestato materiali a}. la difesa, i generosi propositi di Ro. ma sarebbero forse stuti strozzati nel nascere »... Liuuitia dell'esercito, l'a. bolizione in esso di ogni privile– gio e disuguaglianza, il miglioramen• IO degli elementi direttivi, il con– centramento Curono opera in gran parte di Pisacane». Mazzini, ideatore di audaci piani di guerra, si trovava nell'impossibi. lità di vararli, mancandogli la cuhu– ra miJitare. Pisacane ,·cniva a com– pletarlo. Tra i due vi era perfetto accordo sull'ordinamento delle mili. zie romane, ma sulla guerra d'Italia dissentivano. Mazziui propugnava la <·ollaborazione con I' esercito pie– montese, ossia con la monarchia Sa• bauda; Pisacane sosteneva che il cPie. monle e le Due Sicilie andavano con– siderate dalla repubblica nemici c1uanto l'Austria. Non si lrattava di iutrasigenza repubblicana bensì di e• spcrienza politico-militare. La guer– ra austro-sarda aveva permesso al Pi– sacane di disilludersi sulla capaciti, tecnica clello Stato Maggiore dell'e• sercito piemontese. Egli proponeva, prevedendo la dislatta militare del Piemonte, l'unione tra Roma, Tosca– na e Venezia e lo siasciamento del regno borbonico. L'attuazione dello audace piano fu resa impossibile dal– la contrarietà di Mazzini e della maggioranza dei consultori di Roma e dalla riluttanza di Venezia e To– scana a compromettersi facendo cau– sa comune con gli << usurpatori » del Papa. Appena il fiemonte entra in guerra con l'Austri:1, Roma manda al re Carlo Alberto diecimila solda-

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