Volontà - anno X - n.8 - 30 maggio 1957

mente ne sostengono la sovranitì,. Supponendo che si possa identificare lo spirito coll'illusione, non è detto che i benefattori dell'umanità si ri– trovino fra quelli che Je illusioni distruggono anzi.chè fra quelli che illusioni creano e difendono. Ma Jo spirito è ben altro; è fede ed è spe• ranza; ed ogni insegnamento che di– ce che i rapporti di forza esaurisco• no tutta la realtà toglie agli uomiui la fede e la speranza, quella fede to. glie sopratutto che ha per oggetto l'uomo stesso e che sola può fare dell'uomo una creatura artefice della propria nobiltà. Checchè abbiano detto gli Orwell, gli Huxley e tutti gli autori di utopie alla rovescia, lo spirito non può essere ucciso mai completamente o irrimediabilmente. Non quello è da temere, ma che lo si torca e lo si detuvpi sottometten– dolo a un ruolo sLrwnentale e co– stringendolo a servire rappoi'ti di forza quando per sua intima natura esso è quella luce e quel dinamismo per cui i rapporti tra uomo e uomo e tra gente e gente si liberano dalla fatalità di quelle forze meccaniche che sono il potere <lei pili Corte, il potere di uccidere e d'organizzare lo sfruttamento e l'abbiezione. E' assumendo non solo che la for. za prevale tli regola contro lo spi– rito, ma pure che debba in ogni caso e incostestabilmente prevalere contro di ctso, che si condannano i movi• menti di vita in comune perchè mi– nuscoli e<l e{fimeri ed ovviamente in– capaci di difendersi da soli qualora l'apparato militare e poliziesco di u. no stato dovesse decidere di schiac– l'iarli. La condanna (e non è da far– sene meraviglia) è tanto più acerba quanto pili è fraterna, quanto pii1, vale a dire, è diretta contro persone le cui aspirazioni e i cui moventi si reputano esser vicini a quelli di coloro che la muovono. Le persone che genuinamente vogliono una so– cietà migliore son tanto poche, e par tnnto necessario che debbano tutte lavorare insieme di concerto, che quelle che tentano di raggiunger– la per vie diverse dalle nostre e, se. condo noi, condannate al Inllimento, ci appaiono ree di tradimeno. Di– menticando che fra le condizioni pri– me rii una società migliore v'è quella della liberi:, di ognuno di decidere per proprio conto o in associazione con altri il come e il quando la si debba realizzare, doghiamo attravcr• so argomenti razionalmente presen– tati una UOS;tra frustrata volontà di proselitismo che è spesso piìt vellei- 1:l Ji dominio che non amor cl'iclenle.' Poichè iniziative di vita iu comu• ne, a meno che suggerite dall'alto, non si riscontrano in paesi governa– ti da un. regime totalitario, il valore di queste iniziative non può decider– si senza decidere pure del valore delle istituzioni democratiche che le permettono. Nessuno pili cre<l·eche le istituzioni demoeraliche sottomel• umo la forza alla giustizia, che prov• vedano in ogni caso a uua soluzione equa e pacifica dei conflitti sociali o che costituiscano una garanzia inop– pugnabile dei pill elementari dirit– ti. .Ma offrono tuttavia maggiori pos– sibilitù agli oppressi d'unirsi per al– leviare la propria oppressione, ai pochi di diventare muncrosi ed ai deboli di diventar forti; offrono so• pratutlo a un'idea la possibilità di llropagarsi ed· allo spirito quella di esercitare l.1 sua Cunzione critica ,. ,·re:.lll'icc. Ben lo sanno i partigiani 449

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