Volontà - anno X - n.8 - 30 maggio 1957

Italia !lenza la periodica forzata emi• grazione nel mondo di cospicue mi. norauze intellettuali che iu tempi di oacurameuto della liberti,, quindi della coltura, in patria, assicurarono - fuori - In continuità ideale del nostro sviluppo civile? Francia cd lughiltcrra, poi prece– devun l'halia di almeno cinquanta anni, allora, se non altro per quel che ri~uarda lo sviluppo effettivo e dottrirrnle della civihit moderna. Lln italiano che vh·csse sia pure po– che settimane in quei paesi, con oc– chio attento a qnel cf1e gli nccadev.1 d'intorno, si trovava in condizione d'antici1rnrc la ,·isione dei problemi ancora immaturi, o addirittura nep– pure impostati, per allora in pnlrin. Sopratutto poteva affenarvi d'un subito, o sfogliando un giornale, o visitando un quartiere industriale, o fre<1uen1ando le sedute delle Cnme• re, l'idea della complessiti, d'ogni fc. uomeno sociale e della relatività di ogni questione poli1ica. Si pensi alla vila indus1rinle inglese, ai paurosi problemi che i grandi conccntrnmen• ti operai Cacev:mo affacciare: si pen• si a Parigi, al rigoglio cli studi socia. li comparsi fra il '30 e il '48, come inevirnbile effetto della precipitosa trasformazione subìta in quegli anni dalla organizzazione del lavoro. Fou– ricr e Saint Simon, Blau<1ui e Prou– dhou, Diane e Cahet: critiche scm– r,re più nspre e scientifiche alla civil. Lì, borghese, prime lince d\mn i:.em• pre meno romantica ricostru ,do.ue futura, appassionate difese, e requi– sitorie, e polemiche. N'! reslavano, <1ues1eultime, sepolte nei libri ma - diffuse e semplirìcate eia innumere– voli quotidiani e periodici - le :,s. sorbiva aviclamcnte, bene o male comprese non importa, il mondo o– peraio, lrnvenso il filtro di un picco– lo esercito di organizzatori e poli1i– canti, abili nel cavarne moti,,j e for. mole di propaganda e d'azione. I borghesi intcllet111ali che Il Pa• rigi nel '47 meditavano e preparava– no una seconda e defini1iva rivolu– zione di luglio avevano programmi assai radicali in J>Olitica 1 ma esigeva. no intatto, nelle sue grandi linee, lo assetto sociale; riformalori sociali e operai più evoluti scavalcavano invc• cc a piè pari la questione politica, chC a loro importava rifare le basi, non la facciata dell'edificio. Non di nitro si ragionava su certi giorna.li . Dunque uuità e indipendenza e bi– lanci in pareggio non ernn tutto per una nazione? Non in queste formolc era l'« uhi cousistam )IJ <lei progres• so civile? Sì che Pisacane, uell'allo stesso in cui poneva attenzione al proble– ma politico e considerava sotto que– sto aspetlo I' a,.,,,e,1ire ,l' Itnlia, era porlato a oltrepassarlo o meglio ad afferrarne, con la palese relatività, il processo dialettico di supera– mento. Caratteristica tutta sua, questa, che gli derivò proprio dall'avere così. tarili, e in cosi particolare ambiente e condizioni iutcso e affrontato la questione italiana. Cervello solido, t11istcmatico, ordì. nato, a Pisacau~ uou ne derivò scet. 1icismo, ma il disagio di una vi.sione complessa e torbida, folicosamente elaborata e chiarita di poi: contra– diuorie impressioni, idee suggestive ma incomplete o imprecise insieme ad j_, .antauce \'Ìvaci e indimentica– bili di un mondo progredito in via di ulteriore sviluppo; sopratnllo nn 443

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