Volontà - anno X - n.8 - 30 maggio 1957

ro stessa natura tendono a perpetna. re stati di fatto oltre le necessità cou– tigent.i a fronteggiare le quali esse erano sorte, diventando perciò a loro volta ostacolo alla dinamica del di• venire sociale. - Ma gopratutto per il fatto che solo la pratica dell'azio– ne diretta può chiarire man mano alla coscienza <lei singoli lavoratori la comunanza di interessi, e creare le premesse per quell'autentica uni– ficazione di essi che è dunque un ri.sulta.to , una meta, non un presup– posto del loro c1ssociarsi. È questo il vecchio monito del federalismo anarchico ai settori au– toritari della 1° Internazionale già espres5o a chiare note fin dal 1872 al Congresso dell'Aja e poi a Saint– Imier. Il non a,,erlo compreso e ac– cettato ha reso vano il sacrificio cli tante masse permeate ili spirito ri– voluzionario; le quali, per questo iniziale equivoco furono trascinate insensibilmente nei vecchi schemi dell'organizzazione politico-sociale che esse si erano levate a combatte– re, fino a perdere ogni carattere ri– voluzionario, Il fenomeno involutivo si presen– tava giù abbastanza chiaro nel 1923 (cioè al tempo in cui queste lettere furono scritte) e il Vanzetli ce ne dà un ampio squarcio. Del resto il sorgere stesso del Sindacalismo CO· me esigenza di un ritorno ai meto– di rivoluzionari, dimostra che lo slittamento dalle primitive posizio– ni era stato avvertito anche all'in– terno di quei gruppi che già aveva– no aderito alla P Internazionale. Il che non significa che il mezzo per ovviare ad esso fosse risultato ido– neo. Da allora molti latti si sono matu- 436 rati a convalidare la tesi anarchica; cd i lavoratori, se non fossero or– mai da lungo tempo disavvezzi a pensare ciascuno col proprio cervel– lo, piuttosto che credere e sempre credere ai loro catechisti, avrebbero di che meditare per comprendere come siano illusorie le loro piccole conquiste e pcrchè il loro problema, uonchè essere risolto, si sia sempre pili complicato. Rifacciamoci un poco alle origini. L'organizzazione operaia su piano internazionale era sorta spontanea– mente dalla identità di interessi ed aspirazioni dei lavoratori delle varie nazioni, cli contro alla tirannide del capitalismo. Diverse correnti di pen– siero avevano confluito nel medesi– mo obiettivo, e la vitalitìt della P Internazionale consisteva nell'ap– porto allivo delle individualitlt ai gruppi e di quesli alle assemblee più vaste, via via .fino alla organiz– zazione su campo internazionale che tutte le comprendeva. La pluralità degli atteggiamenti avrebbe potuto essere armonizzata nelle ]ibere di– scussioni alla centrale di conllueuza se l'interesse comune non fosse sta– to sacrificato a quelle di un gruppo. Però Marx ed i suoi seguaci, sor• retti da una ideologia che nega l'in– dividuo pretendendo di iuverarlò nella comunità, si opposero fin dal primo momento a questa soluzione federalista considerandola utopisti– ca; e vi contrapposero, con l'ingan– no e con la forza, la prassi di un socialismo antorilario che attraverso la conquista del potere - organizza. ta con ferrea disciplina - avrebbe dovuto portare alla dit1atura del proletariato considerata come o:: pe-

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