Volontà - anno X - n.5 - 1 gennaio 1957

popolo di Budapest il 23 ottobre. Ecco dei casi di « d.oppiezza » che biso– gna eliminare e condannare. Non che la violenza resti così esclusa dalla storia; ma proprio perchè non si può escludere che la violenza della rea– zione obblighi la classe operaia a rispondere con la violenza, noi dobbiamo garantire (a noi stessi cd al popolo, non a coloro che con arrogante mala– fede ci chiedono garanzie) che anche in quel caso il regime eocialista si fonderà e si svilupperà su basi democratiche. La maggiore garanzia consiste nel fatto di portar la democrazia dentro di noi: perciò io credo necessaria non una revisione, ma una giusta inter– pretazione e applicazione del centralismo democrat.ico, il quale, come ha scritto Gramsci, offre una formula elastica, che si presta a molle incarna. zioni. Essa vive in quanto è interpretata e adattata continuamente alle ne– cessità. Io penso che il centralismo democratico dev'essere concepito e in– terpretalo in modo che, mentre viene assicurata la rigorosa osservanza delle direttive deliberate dalla maggioranza sul piano dell'esecuzione, si mantiene il dibattito delle opinioni e delle idee, che è condizione indi– spensabile di una vera democrazja_ Solo così si assicura una unità reale del partito. Il giudizio, la convinzione, non possono venire imposti per discipli– na, occorre la persuasione attraverso jJ dibattito il confronto npcrto e leale delle -opinioni diverse. L'unità del partito non si difende aiutnrldola nd andare su una strada che si giudica 6bagliata. Se si è convinti che viene commesso un errore, 6i ba il dovere di dirlo, e di battersi per corregger– lo; proprio per di(cndere il partito, e gli interessi della classe operaia. In ,Ungheria ed in Polonia hanno difeso il partito non i compagni che per una malintesa disciplina lrnnno taciuto, ma quelli che banno criticato. Se Gomulka non avesse mantenuto ferma la sua professione di dissenso, forse jn Polonia le cose sarebbero andate come in Ungheria. Molte volte il gioco dell'avversario lo (a chi tace. Ma tutti i buoni propositi di realizzare una; vera democrazia nel partito vengono smentiti e vanificati, quando un com– pagno che critica viene accusato di tradimento, di essere un agente del nemico, come è- stato {atto anche negli ultimi tempi. &co un altro esem– pio di doppiezza. Anche nel nostro partito non ci è stato forse detto all'epoca della con– danna di Tito, e poi ancora a proposito del processo Rajk, che quello era j) modo di diCendere la dottrina marxista-leninista e l'unità della classe operaia e che qualsiasi esitazione in questo campo doveva essere combat– tuta e sradicata senza pietà? Qui si tocca la questione della correspousa– biJitil: Non abbiamo soltanto accettato senza critica certe teorie sbagliate e l'esagerata esaltazione di un uomo. Abbiamo anche partecipato all'appli– cazione di metodj errati. Alcuni (ed io tra questi) perchè hanno taciuto quando dubitavano e dissentivano; altri perchè hanno sostenuto questi metodi. Perciò dev'essere chiaro che noi facciamo la pili radicale auto– critica di tali errori, denunciandoli e condannandoli anche come errori 260

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