Volontà - anno X - n.5 - 1 gennaio 1957

della su.a verità. Non si possono pre• ,•edere g1i svilu1>pi di queste prime rivolte, di questo nuovo atteggia• mento critico verso i Ca(>i conside. rati fino a poco tempo (n infallibili, e verso Mosca che, per tanto tempo cd oggi ancora, ha preteso e pretc.n• de di essere la sola depositaria della verità. Et certo, però, che come Krusciov e C. non hnnno potuto con• tenere il processo di destali11izza– zione nei limiti che essi avrebbero volu10, così i formemi di libertà maniJestatisi in seno ni partiti co– munisti (compreso <1uello russo) e– serciteranno uu influsso sempre piìi grande e finiranno per scuotere il pesante giogo che il comunismo ha imposto ai milioni e milioni dei suoi fodeli. In tutto qut"llo che sin succedendo nel mondo, tro,•iamo un'altra volta la conferma delle nos1re verità. I confli1ti (ra gli Stati non sono mai conflitti ideologici, ma di interessi alla cui radice c'è sempre In volontà di dominio, di potere. Il socialismo che nega la libertà, e che per vince· re ha bisogno della violenza, è la pili mos1ruosa antitesi di se stesso, poichè non può esservi socialismo senza libertl1. Ancora una volta pos• siamo dire che clcmocrazia., socia/i. smo, comunismo nl scr"izio degli Stati non sono che maschere di cui gli statisli si 8ervono per ingannare i popoli. Gli esempi recenti parlano con J'e. lo<1uenza della loro brutalità: in AJ. geria, Egitto, Polonia, Ungheria ... è sempre la soprn!Tnzionc militare che ra strame dei principi di « autode– cisione dei popoli » e di « sovrani. til nazionale ». Tutto questo è vero, è chiaro: non ha <ruindi bisogno di lunghi discorsi 248 per convi.J1cersene o per convincere nitri. C'è, però, qualchccosa d'altro che è anch'esso vero e che ci riguar– da 1>iiida vicino. Dobbiamo chiederci (come già hanno fatto i compagni di Messina nella loro riunione del 6 dicembre u.s. in cui hanno sostenuto la ne– cessiti, di un nostro Congresso) co– me mai esista « <JllCSta contraddizio– ne fra auvc11imc11-tistorici che clan– ,w ragione alla clourimr anarchica e la mancanza di sviluppo e, a11zi. la crisi cli <lecrcscenza clclle file clefl'a. ,iarcMsmo e l' inclebolimento cli es– so?». Come mai, cioè, alla chiara visio– ne, che i.ti generale noi abbiamo de– gli avVenimenti sociali, alle giuste •diagnosi che focciamo sui mali della società in cui vi,•iamo, non corri• s1>onda un'adeguata azione anarchi– ca capace di tra.sformarsi in un fer– mento fecondo tra le forzr- sociali che fanno la storia? Conosciamo le cause che ostacola– no in gran parie In nostra azione. Le istituzioni sociali esistenti han– no secoli di vita; i principi di auto• rità su cui esse si Condono sono for. temente radicati nei popoli ccl è dif. ficile sbarazzarsi delle 1>rirnc e sra– dicare i secondi anche quando si constata che entrambi vivono ed O· perano contro In stessa societì1. Così, lo Stato conserva tutta In sua 1>otenza, anche <1nando una gran parte del popolo che lo subisce, ne riconosce la sua inefficienza e la sua azione deleteria. Così, le Chiese continuano a dominare gli spiriti e ad asservire gli uomini, anche quan– do rinnegano la religione sulla qua– le si Condano. Così il partito couti• mia a tenere sottonwssa cd· ubbidien– te In massa dei suoi aderenti, anche

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