Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956

IN DlFESA DI DANILO DOLCI . Q UESTOPROCESSO avrebbe po– tuto concludersi, meglio che col– la parola mia, collo parola di un giovane. Le parole dei giovani sono parole di 1peranza, preannunziatrici dell'avvenire: e questo è un proces• so ehe preannuncia l'avvenire. Avrebbe dovuto parlare prima lo i1111lUtnto, Danilo Dolci, che è un giovane; e dopo di lui, non per di– fenderlo nrn per ringrazinrlo, il piì1 giovane dei suoi difensori, l'avvocato Antonio Sorgi. Se si fosge fauo cosà, questo pro– cesso sarebbe ,finito da cinque gior– ni; e da cinque giorni Danilo Dolci e gli altri imputati, i cosiddetti « imputati •• sarebbero tornati a Partinico, invece di tornarvi, come vi tonteranno, soltanto stasera, dopo l'nssoluzionc, a for Pa!Hlua colle lo– ro fomiglie, Ma f~rsc, per Ja risonanza nnio– nale e socinle di queslo processo, è staio meglio che sia avvenuto cosi: che abbiano parlato anche i vecchi e i meno giovani; e non bre\•emcnte. E cosi l'onore e la responsabilità di cl,iudere la discussione e di rivol– gervi, signori Giudici, l'ultima pre– ghiera che Yi accompagnerà in came• ra di consiglio, sono toccati a me; non solo per la mia età, ma forse an- ds: li Panie. s. Xli. n. 4, Firenze, aprile, 1956 che perchè io sono qui, unico tra. i di[ensori, soltanto un avvocato civi– lista, cioè un avvocato che non ha esperienza profouionale di processi penali. lo ho ammirato, lo ripeto, la wi– sura con cui ha parlato il P.M.; ma su due deUc sue premesse (oltrechè, ben s'intende, su tulle le sue conclu– sioni) non posso essere d'accordo: o cioè quando egli ha detto che questa è • una comuniuima vicenda giudi– ziaria », e <1uando ha detto che per deciderla il Tribunale dovrà tener conio della legge, ma non delle.: cor– renti di pensiero» che i testimoni hanno portato in quest'aula. Dico, con tutto il rispetto, che <1ueste due affermazioni mi sembra– no due grossi errori non soltanto sociali, ma anche spccifìc:1111ente giu– ridici. Non sono d'accordo sulla prima premessa. Questo non è un processo «comunissimo»: è un 1>roccssoec– cezionale, superlativamente !traordi– nario, assurdo. Questo 0011 è nean– che un processo: è u1i. a1,ologo. Un processo in cui si vorrebbe coudan• nare gente onesta per il delitto di avere osservato la legge, anzi per il delitto di a\'ere preannunciato e pro– clamato di volere osservare la legge: arrestati e rinviati a giudizio sotto l'imputazione di volontaria osscrvan• )63

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