Volontà - anno X - n.2 - 1 settembre 1956

dcli'« eccesso demografico)); delle « pen• sioni »; dei commis!ari a vila »; della u assis1enz,1 os11italicra n; della <( gioven– tù» a cui è legala la ques1ione dell'ex– J)alrimonio della C.I.L., valutato già pa– recchi anni (a in 150-170 miliardi di lire, che com'è nolo, è monopolio della Com– missione di Auis1enza Pon1i6eia ed il cui Commissario (inu1ile <lire che è un espo– nenle della D.C.) :irbitr:tri..1mente svende terreni di un patrimonio che 11011gli ap• partienc per poter pagare gli stipendi della ple1ora di im1)icgati che egli ha assunto e 1>ermc11ercloro il lusso di avere, in molti casi, viuo alloggio e domestici gr:itis c di usufruire di grosse cilindrate! Jmpossibilc farne uua recensione d'in– sieme, L'impressione clic ne rimane, do– po la Jcuura, è th;!: nel 1956 esistono ar,– cora nel nos1ro 1rnese due halie: (luella del Sud e quella del Nord. Siamo, cioè, ancora :i Cius1ino Fortunato, La miseria, l'analfabetismo, fa mancanza di case, di scuole, di ospedali, di opere nssistenziali è molto 1>iì1 grande nel Sud. Però esisto• no due ltalie ovunque nel nostro paese: quella <lei ricchi, dei Person11i;gi-Molto– lmportan1i che comandano e tulio possono e quella dei diseredati. E' proprio a Roma, nelln capi111ledi un paese che va orgogliosa dei suoi mo– n11mc111i e dclln ma secolare civiltà, che un bmubino muore nelle brnccia delJa matlre JJCrchè è respinrn tla un o;,11cdale all'nhro per mancam:a di un posto che possu accogliere il bambino gravemente malato. E' pro11rio a Roma che, nel 1954, delle nllieve dello «Smith College » di Northamp- 1011nel Massnchussets (una grande uni– versità femminile d'America), ,,isitando l'anfiteatro di Vili:, Glori, domandnssero « che cos'è quel cam110di baracche e ca• ~UJJOle,li i11 fondo a des1ra del pome? » e si sen1issero rispondere che ern il C:un- 110 dei Parioli con gli sfollati ed i sini– strati deJl'uhima guerra. Vicino c'erano i JJnlnzzi lussuosi di nuo– va costruzione e quelle giovani non po– tevano altro che chiedersi; « Come posso- 126 no, <1uelli che abitano paln•i 1an10 rie• chi, sopportare che ahri italiani vivano in <1uelmodo, come bettie? ». E' davverù inconcepibile a chi vive in un paese dove 11011 esistono differenze sociali cosi vergo– gnose. Ed è pure inconcepibile in llalia, che vicino :ille gr:in<li miserie dei cittadini .si e no {piuuos10 no che si) ci siano il lus– so sfacciato Jei ricchi, le ve1rine splendenti, i cinema cd i 1eatri sontuosi, lo SJ}erpero enorme di danaro nei dfrertime111i spor• tivi, l'arricchimento favoloso degli spe– culatori ed i guadagni iperbolici delle dive e dei divi. Un argomento che sia a cuore ad A.G. è quello della scuola, dcll'cducaiione a cui dedica JJÌÙ scrilri {Cli Kolari col ban– co i,i te$III; Jleleno $Ui b(l11c/1i rii K110la; La reuola :oppa; Mac$lri vola11ti; Cf,i a• fot1t1i, (Jllf!$li $COfl0$Cillti). Il bambino dev'essere di(eso, nella ca• sa, nella scuola, nella l'ita: deY'esscre sot• tratto alle offese della sua scnsibili1à, ai « 1ra111ni » di ogni genere. Ed è necessario difendere la liber1ù della scuola, contro qualsi;tsi confessionalismo e t!Hcnderla è un dovere di ogni ciuadino e sopranmo dell'insegnante, il quale, in anticipo, de– ve sapere che scegliendo la professione di insegnante acceua una missione e quin– di dev'essere pronto a qualsiasi sacrificio. Alcrimcnti, se tuni si disintereuano dalfo scuola, se niente è fono per migliornrne le sue condizioni materiali (quante scuo– le ancor oggi si 1rovano nelle s1alle o in luoghi inadani per accogliere bambini), la scuola privata prenderà il so11ravvcnto e l'educazione dei nostri flgli finif:I per es– sere monOJJOlio tlci preti. Ju una socic1à moderna, è necessario che ncllu scuola aleggi uno SJ)irilo nuovo. E qucs10 conceno è beue esJ}resso nelle 1111- role di nn giovane e grande educatore, L:un• ber10 Borghi: « Nel rispcllo dell'allievo sta anche l'of– ferta di protezione nffcuuosa, di collabo– razione sociale, di cui esso hn bisogno per il suo svilup1>0, chè solo nella libcrlà na• sce e si affcrmn il vero rapporto ira uo– mo e uomo. Socialità e libertà sono aspet• ti congitmli di un sano svilup110 deUa personali1à ».

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