Volontà - anno X - n.2 - 1 settembre 1956

Quella tradizione era anticonfor– m.i!ta, la vostro letteratura è conCor• mista. Essa è, nel suo insieme, una letteratura di pro1>aganda ispirata dallo Stato. Assai spesso, invece del– la rappresentazione delle diUicohà reali della costruzione del sociali– smo, noi abbiamo tro,•ato nei ,,ostri. libri delle « storie di streghe n, ver– sioni a1>J>cnarom:mzatc dei verbali della polizia alla ricerca dei capri espiatori, allo scopo d.i deviare ]'at– tenzione dagli errori e orrori della burocrazia. Conosco l'argomento-alibi sulla ne– cessità della discipJina ri,,olnziona– ria. La creazione di una società, ci si dice, si compie in mezzo a dilfi– coltì,, a pericoli, a minacce di ognl specie, e gli scriltori debbono con– tribuirvi col sacrificio della propria libertà. Quale specie d' aiuto un artista servile può dare alla creazione d'un mondo nuovo? Egli è così poco crea– tore come un eunuco. :Ma io nego nssolutameute che le rcslrizioni alle qual.i sono stati sot– toposti in Russia gli artisti e gli scrittori fossero necessarie per le diUicoltà a: oggettive » de1 nuovo Stato. Infaui, nei 1>rimianni che se– guirono la rivoluzione, t1nentre la guerra dvilc e b curestia mellcvano in llericolo l'esistenza del nuovo re– gime, gli artisti e gli scrittori gode– vano ancora di una libertà assai Jar– ga. Ho conosciuto la vita di Mosca in quell'epoca; i caffè i circoli 1ette• rari, gli studj dei pittori {aC(',•ano vcnsare a Moutpamasse, senza la s1>eculazione capitalista. La loro li– bertà [u in seguito limitata e sop– pre!6a a mano a mano che la huro- 100 crazia dominante proclamava i suc– cessi della costruzione del socialismo e il rafforz:11nen10 dello Stato. Bi– sogna dunque res1>ingere con disde– gno il falso argomento della necessi- 1à s1orica. Esso a1lpar1i.cne allo stori– cismo borghese, essenzialmente rea. zionario. li vero problema 1>ernoi scrittori f> un altro. E: sulla nostra situazione di fron1e alla società e allo Stato. Ne:.Suna ri"oluzione annulla il pro– blema delle relazioni Lra società e Staio. Lo scrittore a1>partiene alla società e non allo Stato. L'afTerm:,. ~ione che Ja rivoluzione proletaria conduca all'indcntificazione della 1,0. cietà con lo Stnto è una sciocchezw, anche dal punto di vista del marxi– smo. Se vi Cosse identità, non vi sa– rebbe pili Stato. Le funzioni dello Stato, divenute purnmente ammini– Btrative, sarebbero riassorbite dalla societi1. Questa utopia è stata di fat– to concepita da Marx al termine del processo storico che apre la rivolu– zione proletaria, e non al suo inizio. Le celebri osservazioni di Lenin sul- 11ispezione operaia, nell'ultimo pe– riodo della sua vita, 1rnrtivano ap· punto dalla constatazione del cre– scente distacco che egli vedeva sca– varsi tra lo Stato e la nuova aocieti1 r1Jssa. Le reb1zion.i tra Stato e socie. tildi fatto sono variabili: assai stret– te nella fase dello slancio rivoluzio– nario, delle grand.i conquiste poli– tiche e delle riforme economiche, es. so si rompono sotto il terrore bnro– cralico. Ma mettersi al servizio dello St.ato terroristn, \'ltOI dire, per uno scrittore, esser Cuori o contro la so– cietà. Per uno !Crittore non esiste peggiore tradimento.

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