Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

•iu1nrlo. De S1ebni gli ra vinceri, un pro• cesso che b ex-moglie gli ha in1en1ato per insolvenui di cambiali; in alto 1oeo si fa 11reuioni presso importnnti dine per::hè gli sin cinto una «buona» sistemazione; è pro- 110!1011erun'onorificenza cavalleresca; aiu• tato n vincere un concorso per un pos10 di J>r0cur111orea Tripoli; reintegrato, con un folso, nei quadri del p.u.r. con la primi– tivn anzianità; invialo in Spagna per ac• quisli indispensabili al !abbisogno bellico. Inoltre le sue u eroiche gesta» crono sulle pngnte 11iù di L. 400.000 (corrisponden1i a 27 m11ioni di oggi). Solo nel clima corrotto della dittamra fnscis1a, po1eva essere assegnato un ruolo ad un individuo che aveva osato chiedere un prezzo maggiore per la sua ignominio– ,il opera, dopo il suicidio di Umber10 Cé· va, e che aveva persino denunciali alla po– lizia, la suocera ed il cognato, il giorno dopo (li aver sposnln In seconda moglie. A !In fine del libro non si regge più aUo &ehifo; e non si sa chi foccia più schifo il servo abbieuo o i suoi padroni, G. D. CARLO LEVI Le parole sono pietre Einau1li Editore, Torino, 1955. Il 11roblema del Mezzogiorno d'llalia si è imposto all'ancnzione del pubblico, in c1ues10secondo dopo guerra, attraverso una Jeueratura in cui molto .11pessoi pregi Je1- 1erari delle opere .110110 unili ad una pro– fonda umanità che si la eco delle sofferen. ze di popolazioni disered:ue cd oppresse. Questi libri mellono II nudo le colpe dei governi, delle clas8i privilegiale e l'indit– rercnzi:i del1a genie che mangia 1u11i i giorni e vive comodamente. La loro dfica– cii:i è certamente più grande di tulle le in– cbies1e e documentazioni ufficiali sulla mi– .11eria,sulle aree devr~e che, con la fred– dcua delle loro cifre, non possono parlare 111more dei let1ori. Invece, i libri di Carlo Levi, Hocco Scotcllnro, Danilo Dolci non sono delle pure inchies1e, mli sono delle vere 1estimonianzc. Cli autori rivivono {o 622 nel ca!o di Danilo Dolci in un modo con– creto) le sofferenze della gente di cui parla. Rocco Sco1ellaro ha « una fraterna capa• cità di rapporti con i contadini D. Può par– lare con loro di terra, di raccolti, di muc– <'he, di muli e così 1>11ò conquisrnrnc fa lo– ro fiducia: li ama e ne è riamalo, {Mcn– m: l'arcivcsco,·o di Santa Severina trova tliffidenli, ostili, chiusi, impenetrabili gli ,1e~.:.iconl3dini. E non capisce che è per– c.hè egli li considera un gregge da gover· nare e non uomini che hanno bisogno di esser~ molto aiurnti e molto amati pcrchè nrrivino n dime111icnre le ingiustizie seco– luri di cui sono vit1i111e). Danilo Dolci, non sapendo come meglio e– sprimere il suo dolore e la sua protesta v ·r~o una socie1à che lascia che bambini muoiano di fame, digiuna per dei giorni. Ed è ques10 vivere insieme i tormenti e le ~olTcrcnze che crea i rn11por1ì di ;nnorc e solidarietì1 anche 1m genie di condizioni tnnto diverse. Vien fauo cli pensnre al fascismo: e1110 non cm solo un enorme bluff sul piano politico ma anche sul piano sociale. Trovò 11iù comodo ignorare ceni problemi di ca– sa nostra, ed ai;i1are <1uello dello « spazio vitale » che lo porlÒ A cos1ruire case, slra– dc, ospedali in Abissinia, mentre era così necessario costruirne nei villaggi dcll'halia Meridionale (cd anche in altre parti del nostro paese). Accadde cosi che, caduto il fascismo e finita la guerra, il primo libro di Carlo Levi u Cri!lfo si è fernuJlo ad Eboli • lu per molti i1aliani una rivelazione. Sembra• va impossibile che al secolo ven1esimo, in un'Italia che aveva gridato per vent'anni la Mia lor1.a e la sun 1>oten1.aal mondo in– tero, esis1esse ancora unn plebe e fosse an– cora tanto vivo il feudalesimo. Se il libro ebbe 1an10 succeuo lo si deve - ohre che ai suoi indiscussi pregi lenerari al fat– to che esso poneva, alla rinnovata coscien– za degli i1;,liani, un grave problema socia• le, con tanta chinrezza e tau1a urgenza, Non si può dire che il nuovo libro di Carlo Levi: « Le parole !!Ono pie1re :o ponga con altrellanta fol'Ul. il problema sociale di

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