Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

LETTEHE DEI LETTOHI Puhblichillmo questa volta alcune lett&c che Twnno un carattere comune: sono di g im1uieti o, giovm1i e non giovani poco importa. /Ila sopratutto nei giovani troviamo tMprcsse le steue constatazioni di falli, le stc.s.se aspirazioni per il domani, la stena tensione verso la de/inizio11e di me::i atti a tradurle ancl,'e.sse in fatti, cl1e da sempre mantengono inquieto 11t>gli ,mimi anche il nostro piccolo gruppo redazionale ed edito• riale. Le segnaliamo al!a riflessione tlei lettori, lieti se daranno stimolo ad altre lettere, di altri giovani e non, sugli stessi problemi. Stasi Alla C.d.C, lutto procede normale. Anzi troppo normale, tanto quanto basta a ren- 1lerci scenici nel lavoro da venire. Questo nonosrante abbiamo stimolato l'inleressa• mento dei compagni ad un lavoro d1e pos• ea cSllere d'inlcreSfìe comune. E' molto difficile, oggi, raccogliere i compagni d'Italia intorno a problemi sem• plici ma immediati. E' più facile di~trarli nel labirinto delle 1corie e con iniziative illusorie che all'anarchismo portano quanto b11s1aa dilazionarlo nel tempo. Bologna, }4.J.1956. B. L. Non è la prima volta elle siamo condotti a constatare che mentre si sente spesso di– re nei nostri Gruppi che « la C.d.C. non fmr:iona i>, come uno sforzo di scaricare su altri la responsabilità della stati attuale del movimento, in realW sono i Gruppi che non funzionano. E come potrebbe la C.d.C., puro organo di relazione, fare il miracolo clic solo per ìl ricevere o mandare alcune lettere a Bologna i Gruppi oggi inerti di– venissero auivi? Purtro1,po è molto più facile accmare la C.d.C. di inattività, criticarla se prende qualche iniziativa, cl1e proporle dei proble– mi, cliieclerle consigli su iniziati,,e proprie, /are clie essa potesse funzionare veramente quale organo di collegamento fra federa:io• ni in azione e gruppi in a~ione, come do• vrl!bbe essere. fifa in realtà è che manca l'attività locale dei gruppi, fat1<1qualche rarissima ecce:::ione, e quindi pocl,iuimi 614 sentono il bisogno di rivolgersi alla C.d.C'. Per cl1e cosa iJ1fa11i?E' invece diffusa l'a~ spet1azi011e che la C.d.C. si muova di per sè. Ma come, per cl.e cosa; a sua volta? Cius/amente dice L. B.: è più facile di• slrarsi nel labirin10 delle 1eorie clie intc• rcssarsi ai problemi concreli della comuni• tì1 in cui viviamo. Come sono (male) ammi– niMrate le faccemle d'interesse sociale in un tlato comune, quali .~ono le necessità di un dato gruppo di rittadini, qual'è l'invtulenza del prc1e nella vita locale, quali sono i so· prusi clell'a11tori1à e le colpe dei politici nel campo della libertà e dell"antlibertà, in che condizione si trovano le scuole, la sanità pubblica, le case, le s1rade, ecc. ecc. <11iando gli anarchici rit.1Sciran110 ad ini:::iare 11uesto sfor:::o, orientalo dalle loro idee (o se si vuole chiamare 11 teorie ))) a11zicl1è ostinarsi in u11apredica:ione passiva e ge• nerica delle loro idee stesse, .~ga,1ciate dalla realtù 11uotidiana, llllora alfi.ne potranno suscitare vivi interessi attorno a loro, di• mostrare che non vivono nelle ,iuvole. Le idee debbono servirci di bussola per indi– care allività co11crete pos.~ibili a soluzione dei problemi e grovigli di concrete situa• zio11i. No11 hamlO alcun valore se si esau. riscono in unti astratta ripetizione di bei rngiona,nenti. Ricena (astrnttn) ... Ho finalmente trovato il mio maestro che è. il più grande teorico dell'anarchi$mo gradualista: Han Ryner. Queslo scriuore dimostra ben chiaro quello in cui ho ere•

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