Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

&oualitit del fanciullo. Considerare quelle indicazioni come puri mezzi o metodi. per raggiungere un fine che non sia <1uello già compreso ed inverato nell'applicazione delle indi– cazioni medesime sarebbe segno di iucompren$ione o di insincerità. Eppure i nuovi programmi comin. ciano proprio con l'assegnare un fine all'ist.ruzione primaria. Se questo fosse il medesimo a cui tende tutto lo sCor✓.O liberante che la pedagogia modcrua ha compiuto intorno aU'a. nimo del fanciullo non sarebbe ne• cessario distinguerlo dalle « vie » o dai « metodi » da segu.irc per realiz– zarlo. Non vi sarebbe neppure biso– gno di fissarlo, perchè esso sarebbe la naturale conseguenza dell'appli– caziooe dei moderni principi educa– tivi. Basterebbe accettare alclllle pro. posizioni fondamentali, così come sono formulate nei nuovi program– mi: « la necessità cli muovere dal mondo del fanciullo, tutto intuizio– ne, fontasin, sc.nUmento; 1a solleci– tudine di fare scaturire dall'alunno stesso l'interesse dell'apprendere: Ja cura di svolgere gradualmente le at– titudini all'osservazione, alla rifles– &ionc, ali' espressione; la costante preoccupazione di aiutare in tutti i modi il processo formativo deJI' a– lunno senza interventi che ne sof!o. chino o ne forzino la spontanea fio– ritura e maturazione; la con.sapcvo– lczza, finalmente, che scopo C6Sen• zialc della scuola non è tanto qucJlo di impartire un complesso detenni– nato di nozioni, quanto di comuni– care al fanciullo la gioia e il gusto Jj imparare e dì lare ,da sè, pcrchè ne conservi l'abito oltre i confini del– la scuola, per tutta la vita ». Queste proposizioni fanno tesoro delle più grandi conqufate della pc. Jagogia moderna, !rutto della civil– tà laica. l\'la i compilatori dei nuovi programmj hanno staccalo questo frutto daUa pianta che l'ha prodotto e sono andati ad appenderlo al vec– chio tronco della teologia cattolica. Fuori di metafora, essi hanno degra– dato la validità uoiversaJe del razio– nalismo e della scienza moderna a mera strumentalità, come se la vi~ sionc del mondo che sta a fondamen– to della ricerca intellettuale e che con essa continuamente si rinnova fosse una funzione tecnica e non l'a. pice mobilissimo di una meraviglio– sa lensione intellettuale e morale. Unu volta staccata la pedagogia mo– derna dalla sua matrice storica, tol– lilc la linfa e i nervi, hanno senten– ziato che essa << riconduce alla nostra tradizione umanistica e cristiana » e che il suo fine dev'essere « l'inse– gnmnento della dottrina cristiana se– condo la forma ricevuta dalla tradi. zione cattolica 11. L 1 opcrazione può sembrare gros– ~olnna, ma essa corrisponde perfet– tamente anzi ricalca il tentativo di salvataggio della metafisica tradizio– nale che i filosofi cattolici vanno compiendo portandosi ai limiti estre– mi <lei pensiero ftlosofico e scientifi– co per negare all'esperienza il suo valore determinante e proclamarla qualitativamente irriducibile al vero sapere metafisico. L'operazione ha anche il suo precedente storico nella svirilizzazione dell'Umanesimo rina. scimentalc, operata dai Gesuiti per mezzo delJa loro ratio studiorum, e nella conseguente mortificazione rel. torica dello spirito critico deU'U. mancsimo italiano, che la Controri– rorma distolse dall'esame de11e sa– cre scritture e tagliò fuori dalle gran. di correnti di pensiero scaturite dal- 567

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