Volontà - anno IX - n.8 - 1 febbraio 1956

bisogna vi\,ere, bisogna mangiare e qujmJi accettare le condizioni, ecc. Solo neJJe ore in cui gli si risveg1ia dentro « l'anima domenicale », ame– rebbe lamentarsi del1a sorte; ma qu'este ore si fanno sempre piì1 rare. Usciti di adolescenza, la maggio– ranza degli uomini accetta la con– dizione di quel cane. Il }oro pro– blema di libertà, <1uando si pone, concerne unicamente gli ostacoli in cui s'imbatte entro il cerchio ne} quale la <,:aterrn permette loro di muoversi. Adattandosi alle necessi– tà della loro esistenza familiare, so• cia1e cd economica, essi rinunciano senza difficoltl1 al diritto di disporre del proprio tempo scambiandolo, per così dire, contro vantaggi rite– nuti moho superiori a1le libertà che sacrificano. Essere liberi è bello e piacevole, ma guadagnarsi il pane è di un'urgenza vitale e permanen– te. A prescindere cln qnalunque op– pressione poli1ica o religiosa, ogni individuo im1H1ra, fin dalla età sco– lastica, che è necessario abbando– nare la 1)ropria libertà nel dettaglio e rinunciare ad essere un homo lun– des, un essere che sceglie la gioia, 1>er sollomettersi a una disciplina « Uberamcnte accettata ». Più lo si condiziona, più si riesce a fargli credere che la sottomissione sia, in realtà, una fon.ria di libertà. Il totalitarismo non ha inventalo quest'illusione; si limita a sfruttar– la rafforzandola magistrahnente: chi vive· sotto i I suo dominio, deve affermare le opinioni jmpostegli co– me se le avesse formate spontanea– mente e, con la stessa spontanietà, aborrire da qualunque opinione il regime condanni o non raccomandi espressamente. lPerehè un 1101110 conservi deJle il– lusioni in flagrante contrasto con la realtà, è necessario che la sua passio– "~ ne abbia bisogno per non spc– gnel'si, o che - al contrario - egli sia indifferente aUa verità che le sue illusioni deformano L' illusione del– la libertà nasce e si nutre in par– ticolare dcli' indifferenza 1>olitica. Questa - fenomeno quasi generale atlrav,:no i 111ille1:ni - è stnt.1 t·on'-'i– derata dalla sociologia del XIX 5e– colo, e sopratutto del marxismo, ,·.:,me un .1ttegg1.imento normale do– ' uto :d fauo dH' i regimi or~,-~denti ;i\'Cvauo privato i popolo <li ogni ,i:ritlo fii detenr-inare in mod11 so– vrano il proprio destino. 51,iegazione non trascurabile, ma del tutto insufficiente. TI dirilto di voto che le democrazie parlamentari accordano aJ ogni cittadino iuw~s1e il popolo, in quanto corpo elettora– le, di un potere reale. Senza dub– bio, si riscontra una diminuzione dell'indifferenza politica durante Je settimane che precedono le grandi elezioni, ma è interesse che di ra– do sopravvive all'avvenire e, nel mi– gliore dei casi, somiglia alla passio• ne passeggera suscitata da certe competizioni sportive, come il giro di Francia, la finale del Campiona– lo di calcio, ecc. Quelli che si spo– stano per assistere n simili spetta– coli, come 1a maggior parte degH al– tri che preferiscono esserne infonna– li dai giornali o <lalla radio, non si propongono di partecipare a questi scontri clw per delega. Il loro en– tusiasmo, violento ma effimero, li porta sempre a soccorso della vit– toria. ~elle Ol'C di riposo, amano 413

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