Volontà - anno IX - n.7- 1 dicembre 1955

in ogni ca.so buono per uno od altro gruppo di politi.ci professionali, cat• tivo più o meno per il poplo. Il più od il meno dipendono dal margine di stupidità che gli elettori assicureranno ai candidati. Ve<lremo. In Italia invece la febbre è per ora sottile, serpeggia insidiosa, quasi non s'avverte ancora. Ma già c'è neli' aria, già comincia a deformare i ti– toli dei giornali, la frequenza ed il contenuto dei nuui.ifestì, la frequenza ed il tipo delle bugiarde promesse-minaccie con cui il popolo è investito gior,w per giorno, come già negli altri accessi-elettorali segu,itisi in Iuilia dopo la fine della gHerra. Un corpo sociale ancora malato di fascismo (venti anni d'asfissia son lunghi, la.sciano tracce profonde) mm può reagire ai suoi mali negli stessi modi d'altri che del fascismo non hanno mai subito la peste. Il paradosso della situazione italiana sta in questo: che tanti politici a,uifascisti si ba.trono per obbiettivi di fatto ancora fascisti - per la sola buona ragione che tali obbiettivi, presi a piattaforma agitatoria in una so– cietà ancora tanto fascistizzala, apporteranno in pratica più voti d'ogni ten• tat.ivo di denudarne e distruggerne il contenuto di illibertà. In sostanza, i politici di mestiere cosidetti « comunisti » e « socialisti )) - dimentichi di Marx che a modo su.o aveva pur vista fu. funzione social– mente negativa dello Stato e dei meccanismi di aur.orità, anche se in pra• t.ica s'è divorato tali sue Ulee con le me azioni - ·vogliono essere sempre più forti entro lo Stat.o così. com'è. Non per distruggerlo, nenimeno per farlo det>erire. Anzi, affinchè si<istrumento pronto e certo del loro predo– mùiio sociale appena rie.~cano a cmu1uistarne i meccanismi essenziali, e frattanto serva bene sul piano tattico alle loro parate pre e post elettorali. Percii, essi collaborano con tanta buo,ra volontà a conservare, s'intende" con er.ichette nuove, gli istitlLti di autorità-totale (cioè stupida ed inefficace) del vecchio regime: sia ad es. sostenendo l'assurda spartizione dei citta.– dini i.ti< < categorie>>cui sola ragione sono volontà antisociali; sia accettando in principio la burocrazia di Stato come competente ad intervenire nelle attività locali, con buone intenzioni s'intende, mentre la pratica dà ~olo ovvie dimostrazioni di ignoran:m e cli corruzione cornittrice; sia operando a fllr sopravvivere tanti istituti quali il Consiglio Superiore dell'economia 1.ipicamente corporativo, la macchina deU'IRl dominio-privato di pochi tecnici e banchieri di-chiara-fama nel regime; sia inventandone di nuovi, come l'ENI e simili. Analogamente s'agitano i politici di mestiere cosidetti «liberali», en– tro un diluvio di belle parole, animati da volontà sempre unti-libertarie. Libertà essi intendono e sostengono come via-libera per i loro capi e pa– droni ( e per se stessi s'intende) a spese del popolo. Quindi, che lo Stato sia forte. Forte per agire decisamente a coprire i buoni affari dell'inizia– tiva-privata laddove c'è da guadagnare; oppure per pagare i suoi cocci quando invece del guadagno conclude con una perdita. E così, nella sostanza, accade anche per i politici di mestiere che si 338

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