Volontà - anno IX - n.7- 1 dicembre 1955

mi mesi dei prossimo anno. si può leggere l'invito a discutere « nel modo 1>illaperto e libero», cosa che finora non era potuta avvenire; o « a dare alle discussioni un carattere concreto, facendo riferimento alle effeuive si– tuazicni locali, provinciali e aziendali. >), cosa che finora era stata impe– ditu per la prevalenza di temi a carattere ideologico e politico, che, svolti da Di Vittorio, venivano riecheggiati in varie forme e vario tono, senza mai essere criticati. Ma la notizia più sensazionale l'ha data il Comitato Direttivo della CGIL, riunitosi a l'toma il 26 settembre, approvando una modifica sostan– ziale della procedura del prossimo congresso nazionale, secondo la quale in esso non verrebbero piit presentate singole mozioni preventive di corrente, come avvenne nel I e nel II Congresso t ma qualsiasi grup1>0, qualsiasi cor– rente potrà presentarne una, sulla base di una semplice traccia di temi cli discussioni, che •per di pili non è rigida poichè chiunque può aggiun– gervi un tema che fosse stato dimenticato e trascurato. Questa innovazione ha bisogno di un chiarimento. ti.I I e il II Con– gresso Nazionale della CCIL, si •preoccuparono di dare un certo margine di autonomia alle varie correnti sindacali, che ancora non avevano creduto opportuno pro\•ocare la scissione, verificatasi poi nel 1948; il Ili Congresso si preoccupò di dare un indirizzo unico preventivo, in quanto, svolgendosi dopo la scissione sindacale, da cui nacquero la CJSL e la UIL, avrebbe po– tuto dar luogo al manifestarsi di altre correnti pericolose per il prestigio scosso della direzione sindacale. Perciò si tirarono le briglie, si accentuò il carauere « unitario» della CGIL, ,si volle mettere in rilievo che i pochi cri– stiani di sinistra, socialdemocratici e repubblicani e anarco-sindacalisti ri– masti dentro l'organizzazione, erano in fondo d'accordo con l'indirizzo del Comitato Centrale. La rc:tltà era che le minoranze rimaste nella CGIL, continua\•ano a reclamare non tanto un'autonomia di corrente •J>Olitica- é"heavrebbe 1>eggiorato ]a situazione di stretta dipendenza del sindacato dai 1>nrtiti -, <Juanto una maggiore autonomia organizzaliva, una migliore ar– ticolazione dell'organismo sindacale, che permettesse di ascoltare ~li umori e le tendenze della base, che rendesse comunque ,possibile una comunica– zione continua tra i \•ertici rappresentativi e i lavoratori organizzati. Adesso la evidente e ostentata condiscendenza verso forme più demo• <:ratiche ad autonome, 1>otrehhe nascondere un'astuta manovra per la ri– presa delle redini effettive del 'Potere sulla classe operaia a fini e}ettoralisti; può darsi anche che tutto <1uesto costituisca un'occasione per mutare ]e propor..tioni di influenza all'interno della CG!L a favore dei socialisti. Aci ogni buon conto si tratta di un periodo di ripresa critica, di autocoscienza, che 1>otrcbbe risultare cli grande valore educativo per la classe operaia, a cui si chiede ora- ora che i capi non sanno 1>iìzquasi che pesci pigliare - di formulare una sua politica autonoma. A questo proposito ,sono estrcma1ncnte significative le parole di Fer– dinando Santi, rappresentante del tPSI nella CGiiL, quando dice che « le ri– vendicazioni aziendali debbono sempre partire dal luogo di Javoro; non è J)Ossibile che esse possano essere coordinate e accentrate dall'alto, come 368

RkJQdWJsaXNoZXIy