Volontà - anno IX - n.5 - 1 settembre 1955

Ricordati che io sono un germe dentro di te, e il fatto che io ti lascio tignifica solamente che il germe continua a vivere solo. Deve essere sano e naturale e non occupare troppo posto, e man mano che cose più grandi ed importanti avanzano, esso dovrà ritirarsi e divenire per l'appunto una particella di un suolo che è colmo di feJieitit e sviluppo. Tu ti senti affranta; chiamano questo sentimento dolore, ma, Danne!, non fissarti qui, dobbiamo tutti morire e che io muoia un po' prima o dopo nè tu nè io possiamo dire se sia un male o un bene. Sto pensando a Socrate, studialo e sentirai Platone affermare <Juello che io sento in <Juestomomento. Io ti voglio infinitamente bene, ma non 1>iù ora di <1uanto non te ne ,,olessi prima. Niente mi fa dolere il cuore, le cose stanno cosi e <1ucsto tu lo <levi comprendere. C'è qualcosa in me che vive e brucia - amore, ispirazione - dàgli il nome che vuoi, ma è qual. cosa che non avevo saputo affatto definire. Ora dovrò morire e non so bene se ho infiammato l'animo di un altro con una fiamma che mi sopravvivrà, ma ciò non ostante sono calmo perchè ho visto e so che la natura è ricca. :Vessuno nota se alcuni germogli ,•engono calpestati e ne muoiono. Perchè dovrei io darmi alJa disperazione vedendo tutta questa ricehezza che vive ad onta del tutto? Alza Ja testa, tu che sei il germe più caro del mio cuore, alzala e vedi che il mare è ancora azzurro, il mare che ho sempre amato e che ci ha a,,volti entrambi. Ora tu devi vivere J>er tutt'e due. Io non ci sono più, e quanto resta non è un ricordo che ti renda donna alla maniera di' .... , ma ti renderà attiva e fervida, matura e lelice. Soprattutto non dovrai fissarti sul tuo dolore, perchè in tal caso ti irrigidirai e diventerai sacra nella tua fode in me e in te stessa, e perderai quanto piì1 ho amato in te, cioè la tua fomminilità. Ricordati, e ti giuro che è vero, che ogni dolore diventa (eli– cità, ma sono solo pochi coloro i quali dopo ne convengono con loro stessi. Si sono chiusi nel dolore, e l'abitudine ha fatto loro credere che il dolore continuasse a sussistere e si sono ancor più avvolti in esso. La verità è che dopo il dolore viene la profondjtà 1 e dopo la profondità viene il frutto. Vedi, Hanne, un giorno incontrerai qualcuno che sarà tuo marito, e allora certamente il ricordo di me tornerà vivo. e tu, pur senza rendertene conto, avrai la vaga sensazione di abbandonarmi o di mancare a <1ualcosa che in te è immacolato e sacro. Hanne, alza la testa e guarda nei miei oc. chi azzurri e sorridenti, e potrai comprendere che l'uofoo modo d'abban– donarmi è quello di non seguire ogni tuo istinto naturale. Tu lo vedi, e allora lascia che il tuo cuore gli vada incontro. Non per soffocare il dolore, ma perchè lo ami di tutto cuore. Tu sarai molto, molto felice, pcrehè hai a,•uto un suolo ove sentiment a te ancora ignoti cresceranno rigogliosamente. Salutami la Nitte; ave,,o pensato di scriverle, ma non so se avrò tempo, e penso che potrò fare molto di più per te, tu che sei la manifestazione l Qui il t~JIO omette la parola. n. d. I. 229

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