Volontà - anno IX - n.1-2-3 - 1 luglio 1955

d'aver comunque qualcO!a mangiato, vergogna d'avere una pur minima casa. Era un ragazzo di forse dieci-dodici anni, magro tanto che le cosce apparivano di un bimbo al disotto dell'orlo sfrangiato del residuo di im– permeabile militare che lo copriva, e sotto di esso non c'era altro che i 1>idocchi contro i quali si contraveva di continuo la sua schiena curva ed una mano o l'altra s'alzavano a grattare. li viso, un viso minuto, affilato, scarnito, con grand'occhi febbricitanti per la tensione della lame. Gli oc. clii ostinatamente fissi in terra: tutto il resto del mondo non esisteva. Le mani pronte a ghermire rapaci una buccia di arancia, una buccia di ba– nana. La bocca avida di mangiarle, incurante della loro crosta di lango. Ecco l'inuuagine della guerra, una creatura umana avvilita al livello del cane affamato. Che avvenire, noi ora uomini, saremo capaci di dare a questi che son tu lii nostri !lì gli? Un soldato americano negro, altissimo, con lunghissime braccia, un'an– datura lievemente scimmiesca. Un viso magro che scintilla nel riso. Occhi che paiono felice. Par fuori del mondo in cui è. Ha due ragazzetti Jaceri .smunti sorridenti appesi ad, una mano, due ragazzetti simili appesi all'al– tra mano. Vanno insieme, lieti d'essere insieme. Forse l'uomo pensa ai sui 6glioli lontani. Forse i ragazzi avvertono con.fusamente quel.l'ordine dei suoi pensieri. Si fermano insieme a sedere su uno scalino alle vetrine dell'ex Rinascente. Escono dalle tasche caramelle, dolci, non so che. Sor– ride, guarda i piccoli che succhiano, mangiano, beati. E ride. Anche nel soldato c'è l'uomo, sol che l'occasione gli consenta di ri– cordarsene. i;: arrivato P.: inzuppato fino alla pelle, nero come il carbone. Ha viag– giato tutta notte seduto sui respingenti d'un vagone, d3 Bari fino a Napoli, per portarci notizie, per aver da noi giornali, notizie. Si ricomincia ad esistere, non siamo pili soli. NeJ cuore si forma un orgoglioso pensiero. Ci dia la vita dieci anni, e questa veritì1 che ci brucia dentro noi la faremo percepire al nostro prossimo. Oggi siam cento, diventeremo diecimila. Diecimila che ognuno conterà per sè, senza nessuno che comandi, senza nessuno che segua. Ecco la grande speranza in cammino. Lavoreremo. L'avvenire è nostro. Ecco un altro giorno è concluso, un giorno che chiude un mese senza pane con un'emozione d'umanità veramente nuova. Passando in centro io e G. con amici abbiamo visti in una vetrina pezzi di pane bianco. ~fereato nero così -in vista? o pane finto, decorazione iro– nica di senza-pane? Era invece pane vero, il primo pane bianco dopo tanti anni di grandi-uomini-al-comando, dopo tanti anni di guerra. I 50 grammi a persona 1u-eparati con la farina bianca dell'esercito americano. Chi può meglio sentire la poesia del pane che noi in quell'attimo? 26

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