Volontà - anno VIII - n.11 - 15 marzo 1955

slificate, perchè solo la contingenza è reale per noi e volersi mettere al di fnori del tempo è pretesa ridicola. Però bisogna vedere fino a che punio si può cedere al significato circostanziale ed effimero deUe parole lasciando che rimanga in ombra, il 1oro significato originario e sostan– ziale, quando le trasformazioni sono, come ora, non una conseguenza naturale del tempo e della storia, ma la conseguenza voluta della strategia poUtica dei partiti e dei governi. Noi dobbiamo assicurare al nostro di– scorso la necessaria continuità, (non solo nel tempo, ma anche nello spa– zio) che non esclude evoluzioni, revisioni, innovazioni, quando esse siano dettate dai fatti. In un momento in cui anche Ja teoria dell'ereditarietà biologica nel campo -scientifico può diventare arma politica, non possiamo lasciare ai nemici della libertà dell'uomo il monopolio dell'iniziativa lin– guistica, specialmente quando si tratti del significato di parole d'uso in– ternazionale che, interpretate in modo troppo locale, costituiscono nuove cause di 1~1alinteso tra i popoli. Ora, ci si può domandare se si trotta solo d'una questione di parole. Prendiamo il caso del movimento anarchico italiauo; queste pagine, scritte con un proposito ben differente da que1lo di chiarire un problema interno, . potrebbero anche contribuire a quest'uhimo scopo (s'intenda bene ch'io dico << chiarire» e non risolverè, chè l'impiego di quest'ultima parola sa– reb'be ben pretenzioso). C'è, ne'I niovimento anarchico italiano un senso di disagio, ]a cui origine sembra a prima vista inesplicabile a chi osservi le cose spassionatamente. Se ne attribuisce la causa, spesso, a contrasti episodfoi, a errori tattici di questo o quel compagno, ad ambizioni di giovani, a rigiditi1 dogmatiche di vecchi e chi più ne ha, 1>iùne metta. li fatto è che esiste tra il 1922 e il 1945 una frattura, di cui tutta la vita italiana soffre, e che rende difficile iJ dialogo. Ho a~11e alcune discussioni d'una sincerità assoluta, di <1uelle che si conducono con l'unica preoccupazione di isolare il disiìenso per vederlo più chiaramente, d'arrivare alle sue radici per distruggerlo se si può, accettarlo serenamente se sussiste. Ed ho trovato che le posizioni teoriche degli uni e degli altri erano vicinissime, tanto da far sembrare bizantina la disputa. Ma iJ compagno che mi sconsigliava la valorizzazione della tra– dizione liberale per tema di mal.intesi, accettava con entusiasmo l'impiego della denominazione di socialismo anarchico per le idee che ci sono co• mnni. E chi trovava inop1>ortuno parlare d.i -socialismo, non faceva obie– zioni al riconoscerci eredi della preoccupazione liberale. Non è da dire che i primi non amino la libertà o i secondi difendano la J>roprietà privata. t una questione - come dire? - di tono, che forse c'è stata !-entpre, ma che in questo momento acquista una gravità specia1e, per la mancanza, non tanto in noi, qnanto nella realtà che ci circonda, d'elementi d'equi– librio. E quando si cerca di superare a ritroso il ventenn~o nero e di riallacciare i fili, si trovano fili diversi a seconda della posizione che si 619

RkJQdWJsaXNoZXIy