Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955

felice e 1>rofo11da);una Italia magra ~ s1en1a rome le vile di cui iJ film racconla. Roma, in una peri(eria che - sarà mania - ha lo 1teuo valore poetico - e quindi interpre1a1h•o - di quella di De Sica.. e nella prigio– ne. Poi via di corsa, ancora, e ogni filo d'erba ogn.i fo o ogni aJbero ogni ca@aogni paese è uguale ma senza ruonolonia; perchè quella è la vita. Teniamoci il pianto d.i Gelsomina, dopo la prima notte. Mangiare, berè, faticare, fare l'amo– re, prendere e laKiare: con una du– rezza, un ma1erialismo - se posso usare <1uestallarola senza dir subito I( diule11ico »: <1ui, per fortuna, non è dialr11ico - che s'approuima alle espreS&ioni di Picauo e di Strawin. sky: tutto rigido, a denti alretti (ma l!enza evasioni nè romantiche, nè e• spressioni11e, nè nietzschiane). Tullo l'episodio da quando Gelso– mina è aola, e appaiono (aorgono daUa terra, evocati) tre suonatori, e c'è Ja prooeuione (anche se il cro– cefisso alto ricorda inquadrature di Einstein; ma è un attimo, il Mes-– sico scompare ch.iuao dentro l'Italia di paese] che docia in leeta e uh• briachezza [Gelsomina nella pia.ua , ubbriaca. Qualcuno che la deride, la bastona. Come non gridare. qui, •ba.sta»!?): una interpretazione ~peltacolosa della religione in Italia, ecco quello c11e è. Come non l'avevamo mai vitta sullo &<:hermo.Altro che :film cnllolico! Ma la religione italiana (e vedi J'e• 1>isodiodel convento di monache) inscrila fisicamente nel pueaaggio: proprio come stanno le cose da noi (e non capirlo, dialelicizzare in ar– gomento, fa prendere tanli granchi 520 ai politici ...). E non mi stancherei, tane quelle eccezioni, di citiire, La ,,oce di lei che ha lo IIC550 colore - la stessa fatica - del paeaaggio iniziale: canneti, Jonu..ni i pini, e il mare di lana come le cap.unne. Il circo, con i suoi spettacoli che non sono quadretti di genere, ma lame. Ed evasione, per gli 1pet1atori, da una vita senza speranze, aenza futu– ro. Le strade: Je atrade d'Italia che corrono tra fame, ancora, e acarso 18\'oro e abitazioni malsane. Un film tragico, feroce. Perfellamente inter. pretato (non si poteva evitare che il «matto» parlasse to1cano? Dit una noia ...); percbè gli attori sono anch'eSM, quando Fellini comanda, materiale cinematografico (a pensar– ci bene così è della Garbo migliore; e di ChaJ>lin). Un film che trascina nel 1110discor• so (quello che dico io; non quello 1>oetico-cattolico) e (a sentire quan– to c'è da lare per eseire da una «con• dizione umana » del genere, la con• dizione della famiglia di Gelsomi. na e di Zampanò e delle monache e dei ))Orta.stendardi nella i>rocenione e dei carabinieri... e del bambino mongoloide chiuso con una 1Uora, tremante segno dj coUera divina (?). Un Jilm, dunque, J>erlettamenle in linea con il neorea.lismo, qui &vin• colato da qualunque teoretica t>Olili. ca o da risibili esercitazioni filosofi– che. Un esemplare J/ iauio iu fta. Lia, che rincora mentre ri affloM'iano i creatori del « genere »; e1pre5so con assoluta modemitù di slile (e in De Sica, la minaccia dell'Ottocento è continua). Credo, veramente, che que&lo ;film J>OS8a segnare una data im1,ortante nella storia del cinema i1aliano. E

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