Volontà - anno VIII - n.8 - 15 dicembre 1954

uscita dall'errore in cui si cade CO• atantemente, attraverso l'escJusivi• amo personale. Trattandosi di un va. lore positivo, la parola tolleranza è impropria (la conserviamo per abi– tudine). Non si tratta di tollerare un errore, il che sarebbe assurdo; si tratta di scoprire la verità nell'erro– re altrui e J'errore nelJa verità di ae ntesso, il che richiede la pili ele– vata capacità di ragione. Secondo l'opinione di tutti i teo– rici anarchici, si tratta di conseguire un massimo di giusti7,ia sociale in cambio di un massimo di reciprocità tra gli individui e i gruppi sociali. Filosofi moderni come Karl Jaspers e Martin Buber affermano analoga– mente che con un massimo di co– municazione tra le idee personali si arriva a un massimo dj verità. En– trambe le affermazioni dicono, in fondo, la stessa cosa. Lo scambio ma– teriale non ha nessuna relazione con la giustizia se non esprime nel me– desimo tempo un rnlore spirituale poichè: nello stesso tempo lo spi– rituale non esiste separato dal mate• riale, Lo scambio economico che non è mutualismo spirituale è semplice– mente mercanteggiare. La comuni– cazione spirituale che non comporti frutti economici. e sociali è semplice ciarlataneria. Entrambe le affermazioni esprimo– no che nel nostro mutevole mondo la verità, come la giustizia, si trova– no frequentemente in equivoco. Si lratla di vie da seguire che cessano di esistere nel momento in cui si credono perfeue. Davanti alla verj. tà finale Ja liberti, manehert:bbe d.i ,iguificalo. I limiti della tolleraou Dovremo, quindi, imitare Ponzio Pilato, abdicando per tolleranza, 428 davanti al delitto e all'ingiustizia? Rispondo che Pilato fu tollerante per indifferenza e che la sua toHeranza ebbe tutta l'apparenza di un interes. se. Nello stesso modo la intolleranu per debolezza cammina d'accordo con il rafforzamento del J>Otere. Chi è tollerante in nome della ve– rità suprema solo per necessità di comunicazione, si incontrerà con un limite massimo che gli riuscirà im– possibile comunicare. La giustizia vuole comunicazione e tolleranza, però invita anche alla lot• la. Lo stesso spirito di tolJeranza, non essendo di indifferenza e di de· bolezza vuole il combauimento con– tro l'intolleranza e stabilisce così il suo proprio limite. Trattandosi di leggi dogmatiche, fissare il limite S!lrebbe ignorare il problema. Facendolo si svalorir.:r.e– rebbe completamente. La tolleranza positiva cessa con la comunicazione spirituale. La tolleranza positiva non si Jascia violentare in se stessa nè accetta la imposizione dei pii1. Co– me l'amore e Jn genialità artisticat la comunicazione rappresenta una grazia. Però la grazia favorisce solo coloro che si sforzano per ottenerla. Parlandosi e com1nendendosi, an• che nella contra<ldizione, non si uc. cide nessuno. Quando cessa la comu– nicazione si parla solo il linguaggio menzognero della diplomazia. La tolleranza, dunque, giù non esiste; Ja lotta comincia salvo nel caso in cui s'interponga l'indifferenza e la de~ bolezza. Se la giustizia e la tolleran– za vogliono il combattimento, è un attentato criminale alla stessa giu– stizia respingere con leggerezza unn possibilità di comunicazione; poi– chè io questo caso il combattimento nascerebbe dall'aspirazione alla ve-

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