Volontà - anno VIII - n.8 - 15 dicembre 1954

c1p10, tolleranti qualche volta per necessità. Se sono indifferente verso i problemi rcligi.osi sarò disposto a tollerarli tutti. « Dai a Cesare <Juel che è d.i Cesare lt disse Gesì1 ai pro. vocatori che cldedev3no al suo con– siglio se dovevano o no pagare le lasse. Egli rispose con il cuore per– chè la J>olitica degli ebrei e dei ro– mnni...-e--i loro mezzi economici, gli erano indifferenti. D'altra parte, lo uomo politico che fu Ponzio Pilato, tollerò la crocifissione di Gesù per– chè la <1uestione s1>irituale che sepa– rava Cristo dai farisei, non lo inte– rc.ssa,•a affatto. («Qual'è la verità?»). Gesi1 era tanto scettico quanto Pi– lato. li primo, uomo spirituale, lo fu davanti alla realtà; il secondo, uomo realista, lo fu davanti allo spirito. C'è tanta incOmJ>re.nsione quanto di– sprezzo in questa specie di tolleran– za che arriva a tolJerare il deliuo. Tra J'attcggiamento di Geslt e <1uello di Pilato e-'è, certamente, la stessa differenza che tra colui, che perchè idealista comprende tutta la realtà e rifiuta i suoi aspetti esteriori, e co– lui che vede soltanto gli aspetti este– riori e rifiuta l' essenzia.le della real– ti1. Come atteggiamento volontario, cosciente e positivo, la tolleranza, sen1bra a prima vista un assurdo. Se ·io sono convinto di questa o <1uella idea, se sono socialista, cristiano, cattolfoo, comunista, anarchico, ecc. pcrchè lascerò in pace coloro che, se– condo le mie convinzioni, pensano ed operano in un modo sbagliato, cl1e per le loro false idee im1,edi– scono ngli Uomini di tro\'are il cam– mino che io ritengo giusto? Tol.lerar– li, non sarebbe J>ercaso commettere un delitto contro l'umanità o J>er lo meno una viltà? La tolleranza da- 426 vanti al.l'errore, non C per caso - in tutli i suoi estremi - una posi– zione d.i , indifferenza dissimulata o di <lebolezza? Se l'anarchismo fosso c1ucsto, ne– gherebbe da sè uno dei suoi valori essenziali. <:be cos' e la verità Se per impu.lso spontaneo .sono portalo all'intolleranza, quando mi domando perchè, la mia domanda non può essere che quel.la di Ponzio Pilato. Per trovare una risi.osta incomin– cio a cercare la verità, e non la tr~ vo da nessuna parte. Trovo un 'infi. nità di cose che sono vere o false, giuste o erronee. Sono vere o false a condizione che esista un mod,ello del ,•ero e del falso, una misura con la quale si possa distinguere Jn verità dalla (alsità. La misura appropria– ta della verità non la trovo da nes– suna parte. Senza dubbio, non pos– so negare la sua esistenza dato che non mi è possibile vedere nè cono. scere tutte le cose del mond.o se non per mezzo suo. La veritù risiede in me, è completamente spontanea, non razionale, dato che Ja stessa attività della ragione è impossibile senza di essa. La verità è contpletamente sogget– tiva perchè per me esiste solo in me. Nè fissa nè stabile, si trasforma quo– tidianamente, come il mio stesso cor. po che è pure soggeuo a trasforma• :r.ioni permanenti. Ciò che l'anno scorso mi sembrava vero oggi mi pare erroneo e dannoso. Domani sarà ancora diverso. E quan– do io muoia anche <1uestnmia veri. tà cesserà di esistere. La misura varia da individuo ad individuo. Verità

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