Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

quando assicura ad essa. il concorso cosciente delJe masse e ]e dà c1uel carat– tere di Jiherazione universale. senza di cui potrebbe bensì aver.si una ri– voluzione, ma non quella rivoluzione che noi desideriamo. Ed è sopra tutto in fatto di rivoluzione che bisogna tener conto del mezzo più eco– nomico, poichè per essa la ~esa si totalizza in vite umane. Conosciamo abbastanza le condizioni strazianti materiali e morali in cui si trova il proletariato, per spiegarci gli atti di odio. di vendetta, ed an– che di ferocia che potranno prodursi. Comprendiamo che vi siano degli op– pressi che, essendo stati sempre trattati dai borghesi con la più ibrnobile durezza e avendo sempre visto che tutto era permesso al più forte, un bel giorno, diventati per un istante i pili forti. si dicano: (< Facciamo, anche noi, come i borghesi ». Comprendiamo come possa accadere che. nella feb– bre _della battaglia, nature originariamente generose ma non preparate da una lunga ginnastica morale, molto difficile nelle condizioni presenti, per– dano di vista lo scopo da conseguirsi, prendano la violenza come fine a sè stessa e si 1ascino trascinare ad atti selvaggi. Ma altro è comprendere e perdonare certi fatti, altro è rivendicarli e rendersene solidali. Non sono queUi gli atti che noi possiamo accettare, in– coraggiare ed imitare. Dobbiamo essere risoluti ed energici, ma dobbiamo altresì sforz;irci di non oltrepassare mai il limite segnato daJla necessità. Dobbiamo fare come il chirurgo che taglia quando bisogna tagliare, ma e– vita di infliggere inutili sofferenze; in una parola dobbiamo essere ispirati e guidati dal sentimento dell'amore per gli uomini, per tutti gli uomini. Ci sembra che questo sentimento di amore sia il fondo morale, l'anima deJ nostro programma; che solo concependo la rivoluzione come il pil1 grande giubileo umano, come la liberazione e l'affrateJlamento di tutti gli uomini - non importa a c1uale classe o a qual partito abbiano apparte• nuto - iJ nostro ideale potrà rea1izzarsi. La ribeUione brutale avverrà certamente; e potrà servire, anche, a dare il gran colpo di spalla, l'ultima spinta che dovrà atterrare il sistema attuai~; ma se essa non troverà il conlrappeso nei rivoluzionari che agiscono per un ideale, nna tale rivoluzione divorerà se medesima. L'odio non produce l'amore, e con l'odio non si rinnova il mondo; e Ja rivoluzione dell'odio o falJirebbe completamente, oppure farebbe capo ad una nuova oppressione, che potrebbe magari chiamarsi anarchica, come si chiamano liberali i governanti di oggi, ma che non sarebbe meno l)er <1ue• sto un'oppressione e non mancherebbe di produrre gli effetti che produce ogni oppressione. ERRICO MALATESTA da « En-De.lwrs » di Parigi, 17 agosto 1892 478

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