Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

modo che i progressi realizzati, invece di servire, come avrebbero dovuto e potuto, ad avvicinare la totale emancipazione del popolo, venivano ad essere dei nuovi elementi di conservazione. . · A questi errori, a questo metodo dei rivoluzionarii eJassici, da noi per mollo tempo seguito, io opponevo la mi:t con,·inzione, la <Juale è ormai quella di quasi tutti i nostri compagni, che le istituzioni borp;hef:i, costrette dalla resistenza e dalla minaccia popolare, 1>ossonoancora molto concedere prima di giungere aJ punto in cui dovranno necessariamente cadere, di morte pii1 o meno violenta; che è interesse dei rivoluzionarii lo strappare al governo ed ai padroni tutte le possibiJi concessioni, sia 1>erdiminuire le sofferenze attuali del popolo, sia per arrivare più presto al confiiuo finale; e che il popolo è tanto più atto alla rivoluzione quanto migliori sono le ::iue condizioni materiali e morali e <1uanto pii1 ha acquistato, ncUa resistenza e nelle lotte continue per il miglioramento di condizioni, la coscienza della propria forza e l'abitudine e la capacità di lottare. Quindi conchiudevo in– coraggiando alla resistenza contro la legge sul domfoilio coatto, che sarà un primo saggio, speriamo vittorioso, ai quello che il popolo può fin da ora, anche pacificamente e legalmente, contro la prepotenza goverm1ti"a, re ap1>cna sa mostrare la sua voJontà. In tutto questo non feci cenno del partito socialista democratico, per 1a sempJice ragione che nel periodo di storia italiana a cui mi riferivo, esso non esiste\'a. Esso nacque in Italia appunto come conseguenza degli errori nostri e della decadenza dello spirito rivoluzionario del popolo; e cadrà, o si ridurrà ad un partito di semplici politicanti, il giorno in cui noi, ammae– strati dall'esperienza dei nostri passati insuccessi, potremo spiegare in mez– zo alle masse la nostra attività, e nel popolo italiano si risveglierà lo addor– mentato spirito rivoluzionario. Del resto i socialisti democratici avrebbero torto se volessero menar vanto di queste « confessioni di un anarchico », poichè gli errori nostri, comuni a tutte le vecchie scuole rivoluzionarie, li dobbiamo in gran parte alle teorie marxiste, delle quali tutti gli anarchici siamo stati un tempo par– tigiani più logici se non più ortodossi di coloro che si professavano marxisti e forse di Marx stesso, e ce ne siamo andati sbarazzando a misura che ci siam liberati degli errori del marxismo. Di questo in altra occasione. 1 da o: L'Agita::ione » di Ancona, n, 28 del 23 senembre 1897. Vostro eompagno GIUSEPPE RtNALDI~ 1 v. tutta la discussione seguita poco dopo sulla « evolu::ione dell'anarchismo ». 2 Giuseppe Rinaldi è lo pseudonimo di cui Malatesta si servi\'a quando, clandestino in Ancona, redigeva L'Agita::ione. 474

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