Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

Di dichiarazioni teoriche in favore del movimento operaio, e di tenta• tivi !!iporadici di organizzazione delle masse prolelarie da parie dei sociali. sti anarchici se ne trovano ~uante se ne vuole nella storia dell'anarchismo; ma è <:erto che di un lavoro costante, metodico, ge·nerale non vi è traccia, nè in Italia nè fuori, meno che nella Spagna; ed è certo pure che per lungo tempo è prevalsa in mezzo a noi quella corrente che fac~va considerare co– me istituzioni reazionarie le società che non accettavano lutto intero il no• stro programma e non si proponevano a scopo diretto ed immediato l'insur• rezione armata. Non tutti noi siamo stati dieci anni in esilio come il Malatesta, e tutti abbiamo conservato la stessa im1>ressione. Del resto quel che diciamo è provato ampiamente da gran r,arte della -stampa anarchica degli anni passati; è provato, 1>ernon citare che un esem• pio solo, dall'attitudine che presero moltissimi dei no~•~i ~ompagni di fron• te ai Fasci siciliani, ed è sopratutto J>rovato dai risultati e dalla posizione in cui ci troviamo oggi. · Oggi siamo tutti, o quasi tutti, partigiani dell'organizzazione operain; ma, meno in poche località, noi non abbiamo ancora un piede solido in mezzo alle associazioni operaie, e siamo, sotto questo riguardo, 1t1ttavia nel periodo dei desiderii e dei propositi inattuati. Le idee son ~ambiali .. ~, m:1 ·durano ancora le vecchie abitudinj ! Per esempio, noi conosciamo molti impiegati alle Ferrovie, compagni devoti ed attivi per tutto il resto, i <1ua!i non hanno inteso ancora il dovere di entrare nella Lega dei Ferrovieri, pur lamentandosi poi che <1uella potente organizzazione sia sfruttata a sco,,o elettorale. E lo stesso avviene in tutti i mesiieri, al punto che noi non ci siamo intesi il coraggio di aprire una sottoscrizione a fa"ore dei meccanici seio1>eranti in Inghilterra, nella tema, non già di non poter aiutare effiea. eemente i compagni inglesi - chè ques10 è impossibile per le condizioni economiche d'Italia - ma di non 1>oter nemmeno uscirne con onore per una parteeipazionP, imporrante del prole1ariato cosciente: nè l'iniziativa che a noi è mancato il coraggio di prendere, è finora surla altrove nel cnm1>0 nostro. I {atti a cui accenna il Cori non sono che i primi alli di resipiscenza, che per la loro debolezza intrinseca e per i pochi effeui che 1>rodussero, 1>rova110 ,ap1>unto quanto erano r:tdicati i pregiudizi e le abitudini che Ittiti deplu. riamo. P.orchè mai.al.Congresso di Mi.luno gli anarchici furono una piccola minoranza, essi che esistevano e si agitavano da mohi anni prima che iu lttt• li.a vi fossero dei socialisti democratici? E pcrchè dopo la vittoria nostra a Genova, furono gli altri che organizzarono il partito dei lavoratori? Perehè i socialisti democratici poteltero fare una. guerra sor<la ai com• pagni nostri che erano nelle organizzazioni. 01>eraie? Evidentemente perchè eravamo i pi.ii deboli: eppure il tempo di essere i pii1 forti non ci ora man• eato! Gli accademici ed i decadenti di cui parla Gori, che in realtà non fu. rono mai più di una piccola minoranza in mezzo a noi, hanno la loro parte di colpa; ma indifferenti o avversi al 1110,•inlento operaio furono pure per

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