Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

bisogna co11te111<1rsi di quello che i meclici dicono e perciò t.i prego di farmi stlpere tutto quello che ti hanno detto. In qucmt.o a me dicono sempre che vado migliorando ed io credo che sia vero; ma è una rniglioria tanto lenta! Del rest.o, pare incredibile, a quest' e• poca, dell'anno il caldo ed il bel tempo a Romtt non sono ancora comfociati. Ala lasciamo st<,re le malattie e vediamo se ci riesce di ptirlare d'altro. lo sono stato tanto, tanto male, molto più male di quello che forse la sente ha creduto - ed ora che comincio a rientrare in me, mi trovo come uno che esce di prigione e non ha i mezzi per mettersi al corrente delle cose di questo m-0ndo. Quale è ora la situazione nell'Argentina? e nel Cile? Scrivo a Santillan pere/tè provi tt mandarmi il Supplemento. Forse pas– serà come passa l'Encyclopedie anarchiste. lo ho sempre vivt, ht spern11::adi abbraccittrti in carne e ossa. Intanto ti t1bbrnccio spiritualmente, come pure Bianca e Luce. ♦ Tuo ERRICO Elena non ti lui scritto perchk. l'ho trattenuta io dicendole che volevo scriverti a lungo io stesso. Ma le forze mi sono mancate finora ed è a stento che ci provo adesso. lo sono stato molto gravemente ammalato: crede·vo sul serio che fosse fo fine. Mi luumo quasi pimuo morto e per parecchi giorni mi han tenuto i,t vitti somministnmdomi ossigeno a migliaia. di litri. Poi le cose volsero fil meglio ed ora dicono che sono fuori pericolo, mtzi che sono addirittura irt commlesceuza. Sarà poi vero? lo ci credo perchè si crede sempre facilmente <111ello che si desidera. Ma in verità sto ancora molto male e senza ossigeno non credo che potrei andare avanti. Passo una parte del giorno mezzo dor– me,ulo, come abbrut.ito (la notte generalmente non posso dormire), e nel• l'alrrn 1mr1evivo ltt tragedia intima dell'auimo mio, cioè son commosso per il grande affeuo che i com1>agnihanno per me e ,~ilo stesso tempo mi tor• mento per il pensiero di averlo wnto poco meritato e, quel che è molto peg• gio,. per la crescente coscienza di non potere forse far più nulla nell'av– venue. Francamente, <1ua11do si è tanto sognato e tanto sperato, è doloroso mo– rire nelle condizioni in cui forse morrò io, alla vigilia forse cli a.spettati av• venimenti. Ma che vuoi farci? Forse non mi resta più che aspettare la fine tenendo innanzi agli occhi della ment.e l'immagine di coloro che mi hanno tanto am11toe che io ho tanto riamato. 1 da lenera del maggio 1932 a L. Bertoni. 547

RkJQdWJsaXNoZXIy